Progetto Starlink, migliaia di punti luminosi nel cielo notturno

Ricostruzione grafica dei satelliti in orbita

Quando nel cielo venne osservato lo Sputnik russo come un punto luminoso che si muoveva rispetto alle stelle fisse, la gente ne rimase affascinata. L’uomo allargava i suoi orizzonti e si staccava per la prima volta dal suo pianeta; quello che tanti sognatori, scienziati, scrittori avevano sognato era divenuta realtà.
Questa meravigliosa immagine del 4 Ottobre 1957 diede vita persino alla pellicola cinematografica “Cielo d’Ottobre”, autobiografia di Homer H. Hickam jr. ispirata ad una storia realmente accaduta e raccolta nel libro di memorie di un ingegnere della NASA. Oggi, la tecnologia ci consente di ottenere tanti servizi, ma sottrae quel fascino che ha caratterizzato per secoli la visione della volta celeste.

Un dispiegamento di satelliti cominciato nel 2019 per un progetto di connessione internet, consente di osservare innumerevoli punti luminosi nel cielo muoversi come oggetti volanti non identificati. E’ in realtà Starlink, del produttore aerospaziale SpaceX, basato sul dispiegamento di una costellazione di migliaia di satelliti fluttuanti in un’orbita bassa. Grazie a questo imponente progetto, internet via satellite, che utilizza satelliti di telecomunicazione, consentirà l’accesso anche da punti remoti del pianeta, come oceani e deserti, anche se ad una velocità ridotta rispetto a quanto si riesce ad ottenere nelle aree dotate di ripetitori. Ruotano alla stessa velocità del nostro pianeta sopra l’equatore, garantendo una certa stabilità del servizio. Secondo i dati dell’ultimo Global Web Index, soltanto il 57% della popolazione mondiale ha accesso a Internet ed Elon Musk vuole arrivare a colmare la lacuna per le restanti 3 miliardi di persone del globo.

Il progetto Starlink, tuttavia, pone il rischio di eventuali collisioni, dovuto all’alto numero di oggetti fluttuanti nell’orbita terrestre. Sono decine di milioni ormai i detriti artificiali che orbitano intorno alla Terra. Oltre 22.000 sono più grandi di 10 cm, e sono quelli costantemente monitorati dalla rete di sorveglianza spaziale degli Stati Uniti. Il numero degli oggetti compresi tra 1 e 10 cm di diametro è di circa 500.000. Solo 1.000 tra questi sono attualmente operativi, mentre il resto vengono comunemente denominati detriti orbitali.
Il progetto prevede il lancio di migliaia di questi oggetti in futuro, lasciandone intravedere almeno un centinaio in qualsiasi momento. Insomma, la visione del cielo notturno sarà sempre più “inquinata” dall’impronta dell’uomo.

Fonti bibliorafiche e fotografiche: spacex.com, David Mark Pixabay 

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Renato Sansone: Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it
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