I sistemi di classificazione del clima

Una prima classificazione del clima fu elaborata già tra il I e il II secolo a.C. nell’antica Grecia, gli studiosi ellenici suddivisero la terra conosciuta in tre fasce climatiche: la fascia temperata, collocata alle medie latitudini, la fascia torrida, collocata più a Sud, e quella fredda, situata più a Nord. Il modello greco si propagò nel tempo sino al XX secolo, cosicché fino ai primi del ‘900 la zona torrida racchiudeva ancora entrambe le fasce tropicali e quella equatoriale, che però era, ed è, caldo umida, quindi tutt’altro che torrida.

Oggigiorno le zone climatiche definite sono cinque:

  1. la zona equatoriale caldo umida;
  2. la zona tropicale caldo secca;
  3. la zona subtropicale temperata calda;
  4. la zona temperata fredda delle medie latitudini;
  5. la zona temperata fredda delle alte latitudini.

Nei sistemi di classificazione climatica attuali, la vegetazione gioca un ruolo importante per la collocazione delle diverse aree del Pianeta in una fascia climatica anzichè in un’altra. Tali sistemi si basano sugli studi del climatologo russo Wladimir Köppen.

Köppen nacque in Russia e visse in Germania, studioso di botanica, clima e geografia, pubblicò il suo primo sistema di classificazione del clima nei primi decenni del XX secolo e, per circa un ventennio, continuò a migliorarlo apportandovi delle revisioni. L’ultima revisione risale al 1936.

Il sistema si basa sulle temperature e le precipitazioni medie mensili dei luoghi, mentre i limiti delle fasce climatiche sono definiti dalla distribuzione della vegetazione. Questo sistema definisce cinque diverse zone climatiche, quattro delle quali basate sulla temperatura e una sui valori dell’umidità. Quindi Köppen nella sua ultima revisione definì cinque grandi gruppi climatici, distribuiti secondo latitudini crescenti dall’equatore ai poli, assegnando poi ad ognuno di essi una delle prime cinque lettere dell’alfabeto:

  • A. climi megatermici umidi;
  • B. climi aridi;
  • C. climi mesotermici;
  • D. climi microtermici;
  • E. climi nivali.

A sua volta, ognuno di questi grandi gruppi comprende due o più tipi climatici, ai quali corrispondono quasi altrettanti biomi delle terre emerse.

Attualmente sono utilizzati diversi sistemi di classificazione climatica, in questa sede si riporta quello di Köppen-Geiger aggiornato da Peel et al. nel 2007. Un altro aggiornamento interessante del sistema di Köppen è quello proposto da Trewartha & Horn (1980). In alcuni di questi aggiornamenti, alle cinque categorie originarie è stata aggiunta una ulteriore categoria, precisamente la categoria “H- climi d’altitudine”.

Come sopra riportato, i gruppi climatici principali sono poi integrati dai diversi tipi climatici, e questo permette una classificazione molto più puntuale delle diverse condizioni climatiche a seconda della località.

Nella tabella sottostante (Peel et al., 2007) sono riportati i simboli e i criteri climatici adottati da Köppen.

Tabella 1. Descrizione dei simboli e dei criteri di definizione climatici di secondo Köppen (da Peel et al., 2007).

L’utilizzo di questi criteri e il successivo aggiornamento da parte di Peel et al., nel 2007, ha portato gli stessi autori a definire una nuova mappa di distribuzione climatica, riportata di seguito.

Secondo questa carta climatica  gran parte dell’Italia ricade nella regione climatica mediterranea Csa (C: climi temperati delle medie latitudini, s: stagione secca estiva; a: estati calde.).

Tuttavia, come si può ben immaginare l’Italia è caratterizzata da una variabilità climatica estremamente ampia, fortemente influenzata da variabili come la distanza dal mare e l’altitudine.

Nella nostra penisola infatti sono presenti altre due-tre categorie climatiche: la D e  la E; e secondo altri sistemi di classificazione anche la categoria H. Si ribadisce ancora come i gruppi climatici a loro volta possano essere suddivisi in ulteriori sotto-tipologie: ciò ha portato a  definire nel territorio italiano ben nove tipilogie climatiche (considerando anche il gruppo climatico H), come riportato nella figura in successione.

Figura 2. *Carta climatica dell’Italia.

 

Ma come viene definita l’appartenenza a una tipologia climatica piuttosto che a un’altra?  La tipologia climatica viene definita in base allo studio dei climogrammi, ovvero dei grafici che permettono d’incrociare i valori medi mensili di temperatura e precipitazione di una medesima località.

Qui viene riportato il climogramma di Firenze, dove in blu è riportato l’istogramma delle precipitazioni medie mensili e in rosso le medie mensili delle temperature minime, medie e massime. In base ai dati climatologici, il clima del capoluogo toscano è definito Cfa (C: climi temperati delle medie laitutidini; f: con stagione secca assente; a: estati calde.).

Figura 3. Climogramma di Firenze Peretola. “Consorzio LaMMA” http://www.lamma.rete.toscana.it.

 

Chiaramente le carte climatiche, soprattutto a scala locale, possono subire delle variazioni dovute alla modificazione del clima locale, queste variazioni possono essere messe in evidenza proprio grazie allo studio dei climogrammi, i quali vengono elaborati sulla base di dati trentennali: il periodo di tempo minimo necessario per poter definire in maniera statisticamente affidabile l’appartenenza di una località ad una determinata categoria climatica.

L’elaborazione dell’insieme dei dati a livello mondiale, basata sull’insieme dei climogrammi locali, porta a poter monitorare costantemente l’assetto delle diverse tipologie climatiche sull’intero globo. Ciò consente anche di poter studiare la variazione dei confini e dell’estensione delle diverse tipologie climatiche e dei diversi biomi ad esse associati, fornendo utili indicazioni sui cambiamenti climatici.

I climogrammi sono quindi un ottimo mezzo per studiare il clima, il loro studio verrà approfondito nei prossimi articoli. Scopriremo anche come l’appartenenza di un luogo a una tipologia climatica può essere definita da altre tipologie di indici, quelli bioclimatici.

FONTI BIBLIOGRAFICHE

McKnight T., Hess D., (2005). Geografia fisica comprendere il paesaggio, edizione italiana a cura di Dramis F., Padova, Piccin.

Peel M., Finlayson B., Mcmahon T. (2007). Updated World Map of the Koppen-Geiger Climate Classification. Hydrology and Earth System Sciences Discussions. 4. 10.5194/hess-11-1633-2007.

Trewartha GT, Horn LH (1980) Introduction to climate, 5th edn. McGraw Hill, New York, NY

FONTI ICONOGRAFICHE

Immagine di copertina: foto di enriquelopezgarre da Pixabay – https://pixabay.com/it/photos/panorama-tempesta-raggi-nuvole-sky-4961094/

Tabella 1: Peel M., Finlayson B., Mcmahon T. (2007). Updated World Map of the Koppen-Geiger Climate Classification. Hydrology and Earth System Sciences Discussions. 4. 10.5194/hess-11-1633-2007.

Figura 1: Peel M., Finlayson B., Mcmahon T. (2007). Updated World Map of the Koppen-Geiger Climate Classification. Hydrology and Earth System Sciences Discussions. 4. 10.5194/hess-11-1633-2007. Licenza: CC BY 3.0, autore: Yiyi. https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=3856779. File di origine: File:World Koppen Map.png – opera di Peel, M. C., Finlayson, B. L., and McMahon, T. A. (University of Melbourne).

*Figura 2: non è stato possibile ritrovare la fonte e/o l’autore certa/o di questa immagine. L’immagine è già presente in numerosi altri siti internet e lavori scientifici, pertanto risulta difficile attribuirle con certezza un autore. Qualora qualcuno volesse rivendicarne la paternità o chiederne la rimozione,  può scrivere ad admin@geomagazine.it. In tal caso, Geomagazine.it, sarà lieta di soddisfare quanto richiesto.

Figura 3: Climogramma di Firenze Peretola. “Consorzio LaMMA” http://www.lamma.rete.toscana.it – Licenza di Attribuzione – Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-ND 3.0).

Manuél Marra: Laureato in Scienze Naturali con indirizzo in conservazione delle natura e delle sue risorse presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, attualmente lavora per Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) come operatore didattico Oasi Lipu Gravina di Laterza. Ha ottenuto sempre presso l'Ateneo barese il titolo di dottore di ricerca in Scienze Ambientali ed è Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE. Contatti: manuel.marra@geomagazine.it
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