Published On: Mer, Mag 13th, 2020

Quante probabilità hai di incontrare un sosia?

La saggezza popolare sostiene che tutti hanno un sosia da qualche parte nel mondo; l’idea ha attanagliato l’immaginazione popolare per millenni – tanto da divenire il soggetto di una delle più antiche opere letterarie conosciute – ispirando persino il lavoro dei poeti. Cosa c’è di vero? Quante probabilità esistono che nel mondo ci siano due persone identiche? La risposta è più complicata di quanto si possa pensare.

In effetti fino a poco tempo fa nessuno aveva mai provato a scoprirlo. Quando si effettuano degli studi, tuttavia, esiste la possibilità che non tutti remino verso un’unica direzione, o come in questo caso, che le probabilità risultino differenti. Partiamo quindi dalle certezze: il nostro pianeta ospita al momento circa 8 miliardi di persone e il numero di geni che influenzano i tratti somatici del volto non sono infiniti. A dire il vero la scienza non conosce il numero di geni aventi un ruolo nello stabilire, ad esempio, la forma dei volti umani o lo spazio tra gli occhi delle persone, ma sappiamo che si tende a basare il riconoscimento del volto sugli occhi, sulla bocca, sul naso e sul colore dei capelli – in questo ordine.

Le persone della stessa etnia hanno in genere un insieme più ampio di geni in comune rispetto a quelli esterni al loro gruppo, motivo per cui, ad esempio, gli asiatici di solito hanno i capelli scuri e la pelle marrone e gli scandinavi di solito hanno i capelli biondi e la pelle chiara. Tuttavia, questa nozione di persone che condividono geni e geografia, e quindi apparenze, sta diventando confusa a causa dell’emigrazione moderna e globale.
Nel tempo, l’isolamento da altre popolazioni umane, insieme all’esposizione ad ambienti specifici – il freddo delle latitudini settentrionali o il calore di quelle equatoriali, hanno portato alla nascita di nuove mutazioni genetiche, alla messa in atto e alla caratterizzazione delle etnie. Ma ora è più probabile che persone di continenti diversi decidano di avere dei figli.

Immagine di pubblico dominio

Supponiamo che il nostro uomo abbia i capelli corti e biondi, gli occhi castani, un naso carnoso, una faccia rotonda e una barba folta. La ricerca sulla prevalenza di queste caratteristiche è difficile da trovare, ma ha un inizio promettente: il 55% della popolazione mondiale ha gli occhi castani. Nel frattempo più di una persona su dieci ha facce rotonde, secondo una ricerca finanziata da un’azienda di cosmetici. Poi c’è il suo naso. Uno studio basato su fotografie scattate in Europa e in Israele ha identificato il tipo “carnoso” come il più diffuso (24,2%). E ancora, il 2% degli uomini è biondo naturale e 1 su 6 in Gran Bretagna ha la barba folta.

Questi indizi, uniti a tutti gli altri, indicano che la probabilità di trovare un altro individuo con queste caratteristiche sia nell’ordine di una su 100.000.

Nel 2015 Teghan Lucas, ricercatrice dell’università di Adelaide (Australia) si è posta la domanda per capire se un innocente possa rischiare, a causa di una forte somiglianza fisica, di essere scambiato per l’autore di un crimine. Attraverso speciali software ha analizzato oltre 4.000 foto di volti umani, soffermandosi sulla distanza tra gli elementi principali, come gli occhi e le orecchie. Quindi ha calcolato le probabilità che queste “misure” coincidano in più persone. Ha così scoperto che le chance di condividere appena 8 misure con qualcun altro al mondo sono una su un trilione. E che con oltre 7 miliardi di terrestri, c’è solo una probabilità su 135 che sulla Terra esistano anche solo un paio di sosia.

A differenza del passato l’era tecnologica ci consente di osservare una miriade di foto online di persone sparse per il mondo. Ciò facilita le cose. Incontrare qualcuno che ci somiglia ci porta a socializzare più velocemente, perché si condivide qualcosa in comune. Secondo ricerche recenti giudichiamo le persone simili più affidabili e attraenti, un fattore che si ritiene contribuisca alle nostre scelte.
Potrebbe risalire al nostro profondo passato evolutivo, quando la somiglianza facciale era un utile indicatore di parentela. Nel mondo globalizzato di oggi, questo è tuttavia fuorviato. “È del tutto possibile per due persone con caratteristiche facciali simili avere un DNA che non è più simile a quello di due persone casuali“, conclude Lavinia Paternoster, genetista dell’Università di Bristol.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it