Published On: Mar, Giu 9th, 2020

Il punto caldo vulcanico dell’Eifel potrebbe essere ancora attivo

L’altopiano dell’Eifel, nella Germania centro-occidentale, ospita caratteristiche geologiche di antiche eruzioni vulcaniche. Ne sono un esempio i Maar,  crateri vulcanici a sezione generalmente circolare occupati da piccoli laghi. Si tratta di una delle aree più densamente popolate d’Europa che comprende le città di Aquisgrana, Treviri e Coblenza, sotto le quali, a 400 Km di profondità, esisterebbe ancora il punto caldo responsabile di tali formazioni.  E secondo un nuovo studio,  potrebbe ancora essere attivo.

L’ipotesi, ottenuta da uno studio condotto dal Prof. Corné Kreemer e pubblicato su Geophysical Journal International, si è resa possibile attraverso una serie di antenne che tracciano i movimenti sottili della superficie terrestre. Circa 13.000 anni fa il pennacchio generò un evento cataclismico con
una violenza paragonabile all’eruzione del Pinatubo del 1991. Da qui emerse il Laacher See, il lago più grande della zona.

La maggior parte degli scienziati ha ipotizzato che l’attività vulcanica nella regione fosse un ricordo del passato“, ha affermato l’autore dello studio.  “Ma collegando i punti, sembra chiaro che qualcosa si stia preparando sotto il cuore dell’Europa nord-occidentale.”

Grazie all’aiuto del suo team e alle antenne dislocate sul territorio dell’Europa occidentale, Kreemer ha scoperto che la superficie terrestre della regione si sta spostando verso l’alto e verso l’esterno su un tratto che comprende il Lussemburgo, il Belgio orientale e la provincia più meridionale dei Paesi Bassi.

I nuovi risultati completano quelli di un precedente studio del Geophysical Journal International grazie al quale si ipotizzò la presenza di magma nelle profondità del grande lago. Segno che quello sotto l’Eifel è un sistema vulcanico ancora attivo. I rischi legati al futuro – secondo il team – non comprendono solo quelli vulcanici, ma anche quelli di natura sismica. Gli stessi ricercatori, tuttavia, tranquillizzano gli abitanti del luogo: “ciò non significa che un’eruzione o un terremoto siano imminenti, né che ci sia certezza che essi avvengano“. “Continueremo a monitorare l’area – spiegano – utilizzando una varietà di tecniche geofisiche e geochimiche, al fine di migliorare, comprendere, e quantificare eventuali rischi potenziali“.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it