Published On: Sab, Set 12th, 2020

Eruzioni vulcaniche, l’impatto sul clima è maggiore di quanto si pensasse?

Durante un’eruzione vulcanica vengono prodotte enormi nubi di cenere e polvere, pennacchi che possono annerire il cielo, interrompere il traffico aereo e raggiungere altezze fino a 40 Km sopra la superficie terrestre.

Ora, un nuovo studio condotto dall’Università del Colorado suggerisce che tale cenere vulcanica potrebbe avere un’influenza maggiore sul clima del pianeta di quanto gli scienziati sospettassero in precedenza.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, esamina l’ eruzione del Monte Kelut (o Kelud)  avvenuta nel 2014 sull’isola indonesiana di Giava. Basandosi sulle osservazioni visive di questo evento e su simulazioni al computer avanzate, il team ha scoperto che dopo una grande eruzione la cenere vulcanica sembra essere incline a rimanere in aria per mesi o anche più a lungo.

Quello che abbiamo scoperto per questa eruzione è che la cenere vulcanica può persistere per molto tempo nell’aria“, ha detto Yunqian Zhu, autore principale del nuovo studio e ricercatore presso il Laboratory for Atmospheric and Space Physics (LASP) a CU Boulder.

La scoperta è iniziata con un’osservazione casuale: i membri del gruppo di ricerca stavano pilotando un aereo vicino al Monte Kelut, il quale produsse un evento di grandi proporzioni che causò l’evacuazione di molti abitanti.
Abbiamo notato alcune particelle di grandi dimensioni galleggiare nell’atmosfera un mese dopo l’eruzione“, ha detto Zhu, che aggiunge: “sembrava cenere.”

Gli scienziati sanno da tempo che le eruzioni possono avere un impatto sul clima del pianeta. Questi eventi fanno esplodere enormi quantità di particelle ricche di zolfo nell’atmosfera terrestre dove possono impedire alla luce solare di raggiungere il suolo. I detriti rocciosi, tuttavia, sono così pesanti che la maggior parte di essi cade dalle nuvole vulcaniche non molto tempo dopo un’eruzione. Una tesi non proprio confermata nell’eruzione del Kelut.

Attingendo alle osservazioni degli aerei e dei satelliti del disastro in corso, il gruppo ha scoperto che il pennacchio del vulcano sembrava essere pieno di particelle piccole e leggere con una densità simile alla pomice, che erano probabilmente in grado di fluttuare nell’aria per lunghi periodi di tempo.

Il coautore dello studio Brian Toon ha aggiunto che queste particelle sembrano anche cambiare la chimica dell’intero pennacchio vulcanico.

Toon ha spiegato che i vulcani in eruzione vomitano una grande quantità di anidride solforosa. Molti ricercatori in precedenza presumevano che quelle molecole interagissero con altre nell’aria e si convertissero in acido solforico, una serie di reazioni chimiche che, in teoria, potrebbero richiedere settimane per essere completate. Le osservazioni visive delle eruzioni, tuttavia, suggeriscono che ciò avvenga molto più velocemente.

Le molecole di anidride solforosa sembrano attaccarsi alle particelle di cenere che galleggiano nell’aria. Durante il processo, possono subire reazioni chimiche sulla superficie della cenere stessa, estraendo potenzialmente circa il 43% in più di anidride solforosa dall’aria. La cenere, in altre parole, può accelerare la trasformazione dei gas vulcanici nell’atmosfera.

Non è chiaro quale sia l’impatto di quelle nubi di cenere sul clima, ma il team di ricercatori suggerisce che il vero impatto dovrebbe essere rivisto.

Penso che abbiamo scoperto qualcosa di importante“, ha detto Toon. “Potrebbe fare una grande differenza“, conclude.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it