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Venere, c’è vita o una chimica inspiegabile?

Credit: JAXA / ISAS / Akatsuki Project Team

La fosfina, un gas tossico comunemente prodotto da forme di vita organiche ma altrimenti difficile da produrre sui pianeti rocciosi, è stata scoperta nello strato intermedio dell’atmosfera di Venere. Ciò solleva l’allettante possibilità che qualcosa sia vivo sul nostro vicino planetario. Con questa scoperta, Venere si unisce agli esaltati ranghi di Marte e alle gelide lune Encelado ed Europa tra i corpi planetari in cui la vita potrebbe essere esistita una volta, o forse potrebbe farlo anche oggi.

Questa scoperta è una delle più eccitanti fatte su Venere e apre una nuova serie di possibilità per ulteriori esplorazioni alla ricerca della vita nel Sistema Solare.
Innanzitutto, è fondamentale sottolineare che questa rilevazione non significa che gli astronomi abbiano trovato vita aliena nelle nubi di Venere.

Sebbene il team di scoperta abbia identificato la fosfina su Venere con due diversi telescopi, contribuendo a confermare il rilevamento iniziale, il gas può derivare da diversi processi non correlati alla vita, come fulmini, impatti di meteoriti o persino attività vulcanica. Tuttavia, la quantità di fosfina rilevata nelle nuvole venusiane sembra essere molto maggiore di quella che quei processi sono in grado di generare, consentendo al team di escludere numerose possibilità inorganiche. Ma la nostra comprensione della chimica dell’atmosfera di Venere è gravemente carente: solo una manciata di missioni si è tuffata nell’atmosfera inospitale e dominata dall’anidride carbonica per prelevare campioni tra lo strato globale di nubi di acido solforico.

Quindi gli scienziati planetari si trovano di fronte a due possibilità: o c’è una sorta di vita nelle nuvole di Venere, che genera fosfina, o c’è una chimica inspiegabile e inaspettata. Come possiamo scoprirlo?

Prima di tutto, c’è la necessità di maggiori informazioni sull’abbondanza di PH₃ nell’atmosfera venusiana, e possiamo imparare qualcosa dalla Terra. Proprio come ha fatto il team di scoperta, i telescopi esistenti in grado di rilevare la fosfina su Venere possono essere utilizzati per le osservazioni di monitoraggio, sia per confermare definitivamente la scoperta iniziale, sia per capire se la quantità di PH₃ nell’atmosfera cambi nel tempo. Parallelamente, c’è ora un’enorme opportunità di svolgere attività di laboratorio per comprendere meglio i tipi di reazioni chimiche che potrebbero essere possibili su Venere, per le quali al momento disponiamo di informazioni molto limitate.

Per arrivare davvero al cuore di questo mistero, dobbiamo tornare su Venere. Veicoli spaziali dotati di spettrometri in grado di rilevare la fosfina dall’orbita potrebbero essere inviati sul secondo pianeta con il preciso scopo di caratterizzare dove e quanto di questo gas sia presente. Poiché i veicoli spaziali possono sopravvivere per molti anni nella sua orbita, potremmo ottenere osservazioni continue con un orbiter dedicato per un periodo molto più lungo rispetto ai telescopi sulla Terra.

Ma anche i dati orbitali non possono raccontarci l’intera storia. Per avere un controllo completo su ciò che sta accadendo, dobbiamo entrare effettivamente nell’atmosfera. Ed è qui che entrano in gioco le piattaforme aeree, in grado di operare al di sopra di gran parte dello strato di nubi acide – dove la temperatura e la pressione sono quasi simili alla Terra – potenzialmente per mesi, mentre palloni sonda potrebbero effettuare misurazioni dettagliate della composizione atmosferica. A quel punto, l’umanità potrebbe finalmente essere in grado di dire in modo definitivo se condividiamo il nostro sistema solare con la vita venusiana.

Sono trascorsi trentuno anni dall’ultima volta che gli Stati Uniti hanno inviato una missione dedicata su Venere. Ma la recente scoperta potrebbe aprire un nuovo capitolo spaziale. La NASA sta già organizzando nuove missioni: una chiamata Veritas, che trasporterebbe  un potente radar per scrutare attraverso le spesse nuvole e restituire immagini ad alta risoluzione della superficie. L’altra, Davinci, si tufferebbe nell’atmosfera per mappare in maniera dettagliata il gas fosfina.

Venere è un obiettivo di esplorazione avvincente, con prove allettanti che il pianeta una volta aveva oceani e forse ha anche subito un destino shock per mano delle sue stesse eruzioni vulcaniche.

Ma con la scoperta di un potenziale biomarcatore nell’atmosfera di Venere, ora abbiamo un’altra ragione per tornare su quel mondo che gli antichi astronomi greci chiamavano Fosforo, un nome meravigliosamente preveggente.

Renato Sansone: Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it
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