Published On: Gio, Set 23rd, 2021

Gli organoidi e la ricerca: una combinazione perfetta per la cura di alcune patologie

Da anni la ricerca sta facendo notevoli passi avanti nella promozione di nuove strategie terapeutiche per il trattamento e lo studio di diverse patologie tra le quali per esempio il cancro, il diabete, l’Alzheimer ecc ecc. Ricerca però non vuol dire solo progressi nel trovare molecole da usare in terapia, ma anche nuovi metodi per testare e studiare malattie e nuovi approcci terapeutici. Negli ultimi anni gli organoidi stanno prendendo sempre più piede nei laboratori di tutti il mondo. Scopriamo insieme di cosa si tratta e perché rappresentano un punto di svolta nella ricerca.

Da sempre la scienza si è interrogata su trovare dei nuovi metodi (sempre meno invasivi) per poter studiare e trattare alcune patologie. Spesso infatti la ricerca scientifica per poter avere un’applicabilità si deve avvalorare dell’utilizzo della sperimentazione animale perché è l’unico metodo in cui si ha un reale riscontro dell’impatto di un certo trattamento e di una certa patologia a livello cellulare e fisiologico (in vivo). La sperimentazione animale infatti ha lo scopo di studiare le basi di una patologia o il funzionamento di un farmaco direttamente all’interno di un organismo vivente in cui le cellule sono in continua commessione con le altre cellule dell’organismo stesso. Per ovviare all’utilizzo di animali, la scienza prevede tutta una serie di sperimentazioni chiamate in vitro dove si usano cellule (umane e non) per studiare alcuni meccanismi di base.

In ogni caso il passaggio dall’in vitro all’in vivo è necessario per poter capire meglio i meccanismi alla base di una patologia o di un trattamento farmacologico. Da qualche anno a questa parte la ricerca però ha fatto notevoli passi avanti promuovendo lo sviluppo di organoidi da utilizzare nei laboratori. Gli organoidi sono culture cellulare in 3D che mimano il funzionamento di organi o di tumori in miniatura. La loro grande potenza è che possono essere sviluppati usando cellule derivanti da pazienti per poter studiare direttamente trattamenti e patologie in maniera mirata per ogni singolo paziente. Infatti ottenere una serie di organoidi da una biopsia tumorale è un’operazione piuttosto semplice e veloce, che può essere fatta a seguito di un intervento chirurgico ed, una volta ottenuti gli organoidi possono essere utilizzati per testare quale tra le terapie disponibili possa risultare la più efficace.

Organoide tumore colon-retto (Credit AIRC)

In campo oncologico sono quindi usati per via delle loro caratteristiche. Gli organoidi sono infatti meno complessi dell’organo o del tumore originali ma sono verosimilmente più rappresentativi rispetto a una coltura tradizionale di cellule cresciute su una piastra in un unico strato (in vitro). Per il momento gli organoidi non sono ancora in grado di sostituire gli studi con animali di laboratorio, ancora fondamentali e richiesti per legge, per esempio per l’approvazione dei farmaci. Tuttavia gli organoidi potrebbero permettere di ridurre di molto il numero degli animali utilizzati e promuovere la realizzazione di trattamenti mirati per ogni singolo paziente.

Fonti consultate: Airc

Integrated multi-omics analyses on patient-derived CRC organoids highlight altered molecular pathways in colorectal cancer progression involving PTEN

About the Author

- Ricercatrice biomedica presso un centro di ricerca di Cambridge (UK) si occupa di ricerca in campo oncologico. Laureata in Biotecnologie all’Università di Torino e dottorato di ricerca all’Università di Udine, si occupa anche di divulgazione scientifica e social media.