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COP26 sui cambiamenti climatici: primi riscontri

COP26

I negoziati sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) vengono annunciati come vitali per la continua fattibilità dell’accordo di Parigi firmato nel 2015. Tuttavia, le prime impressioni appaiono dolci-amare.  Innanzitutto, ricordiamoci gli obiettivi:

  • Consegnare il carbone alla storia
  • Accelerare la transizione elettrica
  • Ridurre la deforestazione
  • Contrastare le emissioni di metano

Sono modi diversi di declinare gli obiettivi, ovvero alcune azioni da mettere in pratica immediatamente, per addivenire all’obiettivo principe di limitare l’aumento globale della temperatura. Gli interventi dei nativi, da Samoa all’Amazzonia, mi sono sembrati disperati e solo in alcuni casi aggressivi quanto basta.

Tra questi citerei India, bella ragazza di Niue, che ha bacchettato nello stile di Greta i convenuti. Dopo alcuni passaggi tecnici a dire il vero incomprensibili, si è arrivati alla presa di posizione della delegata boliviana, che ci mostra come, nonostante alcune assenze illustri (Russia e Cina direi che rappresentano oltre la metà del problema…) anche i convenuti non sono tutti d’accordo sulle misure da prendere.

La presidente uscente, la cilena Carolina Schmidt, cilena ricorda cosa servirà fissare in modo chiaro alla fine di questa conferenza:

  • Ambizioni
  • Mezzi finanziarie
  • Regole

Ecco, oggi ho assistito alla conferenza stampa di Antigua Barbuda e Tuvalu, una strana coppia che condivide un ambiente particolarmente fragile, come sono i Caraibi e la Polinesia. Ebbene, il giornalista ha posto una domanda semplice: qual è la posizione di Antigua e Barbuda rispetto agli inquinatori rappresentati dagli operatori da crociera che alimentano l’industria turistica dell’arcipelago.

COP26 nel Regno Unito

Ora, non stiamo facendo questo grande teatro per le isolette di Antigua e Barbuda, e non mi illudo che siano loro, in quanto più colpiti, a dover reagire in modo più incisivo ma mi sarei aspettato una risposta un poco più illuminata. In sostanza il livello della risposta poteva essere oltranzista, ad esempio: “le navi alimentate a nafta non potranno entrare nelle acque territoriali”. Una risposta più diplomatica poteva dettare alcuni standard, ad esempio “richiederemo agli operatori una certificazione sulla riduzione dei rifiuti, delle buone pratica sulla gestione delle emissioni e motori poco inquinanti”.

La risposta invece è stata: “Speriamo nella tecnologia e auspichiamo navi funzionanti a LNG e, più avanti, ad energie rinnovabili”. OK, sembra chiaro che Antigua e Barbuda vede il problema come secondario, come ha detto Espinoza nell’intervento di apertura “with the business as usual we are investing in our own extinction”, e l’esempio che ho portato mi sembra calzante. Un esempio che non viene dalla Cina…”Let Glasgow be the starting point of this new era!”, ancora Espinoza, per il momento, per quello che ho visto, siamo ancora un po’ distanti dall’obiettivo.

Matteo Vicentini: ingegnere per l’ambiente ed il territorio, laureato a Trento, si è sempre occupato di progettazione idroelettrica, mercato dell’energia, idraulica ed ambiente. Ha numerose esperienze lavorative internazionali (Brasile, Africa centrale, Australia) ed una passione per la geografia e la cultura classica. Questa passione lo ha portato a laurearsi in geografia nel 2020 con una tesi sugli itinerari culturali. Velleità da periegeta e da geografo naïve non lo distolgono dal grande obiettivo di sensibilizzare le persone rispetto al tema dell’energia, della sua produzione, del risparmio ed in un’ultima analisi della strategica importanza che questa commodity riveste. Il progetto GeoMagazine lo ha convinto sin dall’inizio e, oltre che alla produzione di articoli tra scienza e contaminazioni umanistiche, a rivestire il ruolo di editore di questa pagina di comunicazione scientifica ed ambientale, con l’obiettivo di renderla un canale di informazione imparziale ed obiettivo, lontano da semplificazioni, sottintesi e qualunquismo. Un canale che si rivolge ad un pubblico variegato in termini di età e formazione, ma che si pone una regola ferrea: analizzare i problemi, suffragarli, e spiegarli in modo semplice. Lo story telling che si può invece scorgere negli articoli più leggeri vuole essere una posa di positivismo ed un’ispirazione verso mondi inesplorati, fuori e dentro di noi.
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