Published On: Dom, Nov 7th, 2021

COP26 – Avanti piano

Fatti, propositi, impressioni e prese di posizione. Come sta andando questo COP? Dal punto di vista mediatico sicuramente bene, dal punto di vista contenutistico direi anche, con relazioni di grandissimo livello dell’IPCC. Per le decisioni, mi pare, stiamo ancora latitando. Ricordo che, per un minimo successo dell’iniziativa, si dovrebbe cambiare passo su rinnovabili e decarbonizzazione, ma alcune azioni andrebbero prese immediatamente, in particolare:

  • un piano comune per ridurre drasticamente le emissioni di metano
  • un accordo su una effettiva riduzione della deforestazione
  • un’uscita immediata dall’utilizzo del carbone

Vorrei soffermarmi ancora sull’esempio di Antigua e Barbuda: direte, sei forte con i deboli mentre non fai parola sull’assenza della Cina rispetto a questi negoziati. Forse è vero, però un colosso come la Cina va rintuzzato non tanto con la moral suasion, quanto operando azioni mirate di isolazionismo economico (difficilissimo da attuare) che può partire anche da noi quando acquistiamo, e può continuare nell’esempio di molti stati industrializzati, dove questi propongano modelli produttivi più equi e consumi più consapevoli. Detto questo, dopo l’uscita sul turismo che non ha fatto parola contro l’inquinamento delle navi da crociera, ho controllato sul sito della multiutility di Antigua e Barbuda. Lo Stato caraibico ha circa 100.000 abitanti ed è costituito da due isole maggiori, una un poco più grande ed una un poco più piccola dell’isola d’Elba, per capirci. La produzione di energia è assicurata da motori marini Wartsila convertiti alla produzione di energia elettrica per circa 80 MW. Conosco l’azienda finlandese, che è all’avanguardia per ricerca ed è impegnata nella transizione energetica.

Però questi motori funzionano presumibilmente ad heavy fuel e non c’è traccia sul sito della multiutility di produzione da fonti rinnovabili, tranne un generico link che rimanda ad iniziative per installare pannelli fotovoltaici ad uso domestico, su iniziativa individuale. Per chi ha paura di finire sott’acqua è troppo poco! Verrebbe da far riferimento a più incisive azioni del Paese in questione nel campo dei regimi fiscali stile “paradiso”, ma si andrebbe troppo fuori tema. Ho controllato altresì sui siti istituzionali di Niue e di Tuvalu e le informazioni sono piuttosto datate, ma per entrambi i Paesi esiste almeno un piano energetico e degli obiettivi in questo senso. Più in generale la transizione energetica per isole di medie e piccole dimensioni è un argomento interessantissimo e sfidante per gli ingegneri energetici ed i pianificatori, che meriterebbe di essere affrontato in maniera sistemica.

L’intervento di Greta, fatto ieri in modo informale, mi è piaciuto solo in parte. Le cose che dice Greta sono giuste, ma si scontrano di fatto con l’utopia: non possiamo illuderci che il capitalismo snaturi completamente sé stesso; è un fenomeno sociale che non è ancora abbastanza spaventato per farlo. Il COP26 non sarà un evento che cambierà drasticamente il nostro stile di vita, né tantomeno deciderà di scalfire il nostro benessere. L’obiettivo ragionevole dovrebbe essere quello di implementare immediatamente le tecnologie disponibili con un obiettivo comune, chiaro e virtuoso e con alcuni punti fissi, in particolari i tre che ho elencato in precedenza, su cui non è possibile transigere. L’innovazione seguirà nuovi settori economici, dobbiamo crederci a tutti i livelli, istituzionale, imprenditoriale, civico: “just the will to make it happen”.

About the Author

- ingegnere per l’ambiente ed il territorio, laureato a Trento, si è sempre occupato di progettazione idroelettrica, mercato dell’energia, idraulica ed ambiente. Ha numerose esperienze lavorative internazionali (Brasile, Africa centrale, Australia) ed una passione per la geografia e la cultura classica. Questa passione lo ha portato a laurearsi in geografia nel 2020 con una tesi sugli itinerari culturali. Velleità da periegeta e da geografo naïve non lo distolgono dal grande obiettivo di sensibilizzare le persone rispetto al tema dell’energia, della sua produzione, del risparmio ed in un’ultima analisi della strategica importanza che questa commodity riveste. Il progetto GeoMagazine lo ha convinto sin dall’inizio e, oltre che alla produzione di articoli tra scienza e contaminazioni umanistiche, a rivestire il ruolo di editore di questa pagina di comunicazione scientifica ed ambientale, con l’obiettivo di renderla un canale di informazione imparziale ed obiettivo, lontano da semplificazioni, sottintesi e qualunquismo. Un canale che si rivolge ad un pubblico variegato in termini di età e formazione, ma che si pone una regola ferrea: analizzare i problemi, suffragarli, e spiegarli in modo semplice. Lo story telling che si può invece scorgere negli articoli più leggeri vuole essere una posa di positivismo ed un’ispirazione verso mondi inesplorati, fuori e dentro di noi.