Maria Lai e le «dentelles» alpine: fili diversi, stessa capacità di tenere insieme
C’è un gesto che torna, nelle isole e nelle valli: quello di mettere mano a un filo e trasformarlo in racconto, rito o comunità. Mettere a confronto l’opera tessile e relazionale di Maria Lai con la millenaria arte del merletto di Cogne non è esercizio accademico fine a se stesso: è una mappa per leggere come tradizioni locali e pratiche artistiche possano dialogare, toccare le coscienze e riavvicinare chi non frequenta i circuiti dell’“alto” culturale alle pratiche popolari che formano l’identità di un luogo.
Maria Lai: il filo come parola pubblica
Maria Lai (Ulassai, 1919-2013) ha trasformato il lavoro del tessere e del cucire in una grammatica dell’arte condivisa. Il gesto forse più famoso “Legarsi alla montagna (Ulassai, 8 settembre 1981)” vide la comunità stessa legare case e strade con nastri per costruire un’opera relazionale: non si trattava solo di colore nello spazio, ma di segnare legami sociali attraverso un’azione collettiva. Lai recuperava materiali domestici e d’uso comune, affidando al filo la capacità di raccontare storie individuali e collettive; un’arte che è insieme materialità povera e potente simbolo civico.
Tecnicamente, il “filato” nella pratica laiiana raramente è filato commerciale e uniforme: è scarto, ritaglio, trama trovata, materie che portano con sé tracce di vite e tempi. Questo aspetto rende l’opera tattile e imperfetta, con una forte carica di tempo e memoria.
Les Dentellières di Cogne: precisione, memoria, comunità alpina
A Cogne, sulle Alpi occidentali, la tradizione del merletto al tombolo, le cosiddette dentelles, è una pratica viva e riconosciuta. La cooperativa Les Dentellières porta avanti tecniche locali che arrivano dal XIX secolo, con il lavoro ordinato su cuscini (cavalòt) e decine di fuselli: un movimento delle mani che disegna pieni e vuoti, motivi ripetuti e varianti locali. Il risultato è un pizzo a strisce, sottilissimo, nato per abbellire il costume e l’arredo domestico ma anche per esprimere un’apparteneza collettiva.
A differenza dei materiali “trovati” di Lai, i filati delle dentelles sono spesso lino o cotone di qualità, preparati per consentire trame sottili e traforate. È qui che risiede la loro particolarità: precisione geometrica, pazienza, una grammatica estetica che richiede anni di esercizio.
Due approcci: confronto e complementarità
Se proviamo a spiegare la distanza: Maria Lai coltiva l’intervento pubblico, la performance relazionale e l’uso del materiale come memoria condivisa; a Cogne si conserva un sapere iper-locale, radicato in una materialità raffinata e in pratiche di laboratorio domestico. Ma le differenze (materia, scala, finalità) non annullano il terreno comune: entrambi i linguaggi mettono le mani al centro della produzione di senso e radicano l’identità di una comunità nel gesto.
Dal punto di vista sociale, l’insegnamento di Lai è chiaro: l’arte può essere un dispositivo di inclusione. Le dentellières di Cogne già incarnano, su scala locale, questa funzione: tenere viva una pratica significa mantenere legami di trasmissione intergenerazionale, economia locale e senso di luogo. Un incontro fra queste due esperienze può dunque pensarsi non come fusione acritica, ma come scambio rispettoso di saperi.
Uno sguardo aperto alla comunità
Tra le pieghe del discorso, resta un piccolo invito discreto: pensare, senza impegno né urgenza, a un modo in cui queste due storie possano diventare occasione. Un banchetto espositivo, un filo comune, un laboratorio aperto alla curiosità: niente di definito, ma un’idea che passi sottotraccia e che gli occhi più arguti possano cogliere come stimolo. Non una proposta già progettata, bensì una suggestione che cerca di provocare la comunità – soprattutto chi non si sente in prima linea con l’arte – a guardare il proprio tessuto quotidiano con altri occhi.
Perché questo interessa tutta la comunità
Valorizzare i fili significa prendersi cura della memoria materiale e delle economie locali: sostenere la cooperativa delle dentellière, fare archiviazione digitale delle pratiche, promuovere eventi che parlino alla cittadinanza, non soltanto ai “frequentatori dei musei”. È una questione pratica e di senso: dare visibilità alla bellezza minuta significa anche costruire occasioni di lavoro, turismo culturale qualificato e senso civico. Maria Lai ci ha ricordato che l’opera d’arte può diventare tessuto sociale; le dentelles ci mostrano che la tessitura quotidiana è un’arte che già tiene un paese insieme.
di Mattia Abram
Fonti e materiali consultati
- “Maria Lai: life and works of the famous textile artist” – Finestre sull’Arte.
- Scheda biografica Maria Lai – M77 Gallery.
- Legarsi alla montagna – catalogo ACC Art Books / Ilisso.
- Les Dentellières de Cogne – sito ufficiale della cooperativa.
- “Cogne lace” – voce enciclopedica Wikipedia.












