Il campo magnetico terrestre e l’anomalia del Sud Atlantico

Credit: ESA

In un’area che si estende dall’Africa al Sud America, il campo magnetico terrestre si sta gradualmente indebolendo, determinando qualche disturbo nei satelliti in orbita intorno alla Terra. Un’anomalia che i geofisici stanno analizzando attraverso il satelliti artificiali del progetto Swarm dell’ESA, al fine di migliorare la nostra comprensione di quest’area nota come “Anomalia del Sud Atlantico”.

IL CAMPO MAGNETICO

Il campo magnetico terrestre è generato in gran parte da un oceano di ferro liquido che costituisce il nucleo esterno della Terra. Esso risulta di vitale importanza per la vita sul nostro pianeta; è una forza complessa e dinamica che ci protegge da radiazioni cosmiche e dalle particelle cariche solari che arrivano a grande velocità durante le espulsioni di massa coronale. E’ tutt’altro che statico e varia sia in intensità che in direzione. Negli ultimi due secoli il campo magnetico medio della Terra si è indebolito del 9%, raggiungendo intensità minime in questa specifica area. Proprio qui, negli ultimi 50 anni, l’intensità è diminuita da 24 mila a 22 mila nanotesla e contemporaneamente è stata notata un’espansione dell’anomalia al ritmo di circa 20 Km all’anno.

L’area del Sud Atlantico, inoltre, non è più l’unica regione ad osservare questa diminuzione; negli ultimi 5 anni è emerso un secondo centro di minima intensità a sud-ovest dell’Africa, indicando che l’Anomalia potrebbe dividersi in due cellule separate.
Il campo magnetico terrestre viene spesso visualizzato come un potente magnete a barra dipolare al centro del pianeta, inclinato di circa 11° rispetto all’asse di rotazione. Tuttavia, la crescita dell’Anomalia nell’Atlantico meridionale indica che i processi coinvolti nella generazione del campo sono molto più complessi.

Il nuovo minimo orientale dell’Anomalia del Sud Atlantico è apparso nell’ultimo decennio e negli ultimi anni si sta sviluppando vigorosamente“, spiega Jürgen Matzka, del centro di ricerca tedesco per le geoscienze. “Siamo molto fortunati ad avere i satelliti Swarm in orbita. La sfida ora è capire i processi nel nucleo della Terra che guidano questi cambiamenti“, aggiunge il ricercatore.

L’INVERSIONE DEI POLI

Sono state formulate diverse ipotesi in merito a queste anomalie, una tra le quali prevede l’inversione dei poli magnetici. Evento che si è verificato molte volte nel corso della storia del pianeta. Le inversioni dei poli sono infatti la regola, non l’eccezione; esse si sono verificate ogni 250.000 anni in media negli ultimi 20 milioni di anni, anche se l’ultima non avviene da oltre il doppio del tempo. L’ultima volta che i poli della Terra hanno subìto un capovolgimento in un’inversione importante risale a circa 780.000 anni fa, quella che gli scienziati chiamano inversione di Brunhes-Matuyama.

LE CONSEGUENZE

I reperti fossili non mostrano cambiamenti drastici nella vita vegetale o animale. Osservando la quantità degli isotopi dell’ossigeno dalle carote di sedimenti prelevati sui fondali oceanici, non si intravedono nemmeno cambiamenti nell’attività glaciale. Questa è anche la prova che un’inversione di polarità non inciderebbe sull’asse di rotazione della Terra, che avrebbe invece un effetto significativo sul clima e sulle glaciazioni. Un evento probabilmente reso allarmistico dalle recenti credenze avvenute 8 anni fa in relazione alle profezie Maya. Nulla di sensato.

Un campo magnetico indebolito porterebbe certamente ad un piccolo aumento della radiazione solare proveniente sulla Terra, così come provocherebbe un’esposizione maggiore alle aurore polari, che sarebbero quindi visibili anche a latitudini più basse. Ma nulla di tutto questo risulterebbe mortale per l’umanità. Inoltre, anche con un campo magnetico debole, la spessa atmosfera terrestre offrirebbe comunque una protezione contro le particelle in arrivo dal sole.
A livello di superficie poi, l’anomalia dell’Atlantico non presenta alcun motivo di allarme. Tuttavia, i satelliti e altri veicoli spaziali che volano attraverso l’area hanno maggiori probabilità di subire malfunzionamenti tecnici.

Il mistero dell’origine dell’Anomalia nel Sud Atlantico non è stato ancora risolto, ma le osservazioni da parte del progetto Swarm stanno fornendo nuove interessanti intuizioni sui processi incompresi all’interno della Terra.

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Renato Sansone: Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it
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