Published On: Sab, Mar 30th, 2024

Il pulviscolo dal Sahara: analisi dei pro e dei contro

Cieli torbidi, veicoli sporchi, aria di scarsa qualità, piogge sabbiose, nebbie e tramonti colorati. Sono alcuni dei segni più evidenti legati all’arrivo del pulviscolo sahariano sul territorio. La sua principale fonte mondiale è rappresentata dal Deserto del Sahara, ma non è l’unica. Ad esempio, il deserto del Gobi è una fonte primaria di polvere in Asia, dove il trasporto può interessare sino alle isole Hawaii. Il trasporto a lunga distanza delle polveri provenienti dal più vasto deserto caldo del pianeta, che è quello che ci interessa da vicino, svolge un ruolo cruciale nell’atmosfera, influenzando il clima, il meteo e la composizione atmosferica. Vediamone i fattori positivi e negativi.

IL CICLO DEL PULVISCOLO

Il ciclo della polvere giunge alla sua conclusione inevitabile quando essa raggiunge il suolo o le masse d’acqua. In questo contesto, nonostante i disagi citati in apertura, emergono molteplici proprietà spesso trascurate. Ad esempio, la polvere sahariana trasporta sostanze nutrienti come fosforo, ferro e materia organica fino alla foresta amazzonica, svolgendo un ruolo fondamentale nella fertilizzazione degli ecosistemi oceanici e del Mediterraneo.
Tuttavia, esistono anche implicazioni meno positive associate alla deposizione di polvere su ghiaccio e neve, che comporta una riduzione dell’albedo, ovvero la quantità di radiazione solare riflessa nell’atmosfera. Un processo che ne accelera il processo di scioglimento.
Inoltre, concentrazioni elevate di polvere possono provocare fenomeni come piogge “sporche” o depositi secchi significativi, che possono compromettere la visibilità, danneggiare attrezzature e ridurre l’efficienza della produzione di energia solare.

LA REGIONE MEDITERRANEA

Abbiamo già visto come il Nord Africa costituisca la principale fonte globale di polveri, contribuendo approssimativamente al 50% delle emissioni totali. Segue l’Asia con il 40% circa, le cui origini vanno ricercate principalmente nel Medio Oriente e nell’Asia centrale, come evidenziato da recenti studi. La regione mediterranea, vista la sua posizione strategica tra il deserto del Sahara e il Medio Oriente, è particolarmente suscettibile a questi episodi. Negli ultimi mesi il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) ha osservato almeno 3-4 importanti episodi di trasporto di polvere sahariana sull’Atlantico e verso l’Europa continentale. Una recente pubblicazione prestampata redatta da un gruppo di ricercatori spagnoli ha rilevato un forte aumento delle intrusioni di polvere del Sahara nel Mediterraneo occidentale e nel comparto Euro-Atlantico nel periodo febbraio-marzo 2020-2022, rilevando che alcuni di essi “hanno mostrato una durata mai registrata prima“, considerati “eccezionali da diversi istituti operativi e di ricerca internazionali“.

L’IMPATTO SULLA SALUTE UMANA

L’impatto della polvere sahariana sulla salute umana varia in base alla concentrazione e all’altitudine. Le polveri trasportate ad alta quota tendono ad avere un impatto limitato sulla qualità dell’aria a livello del suolo, mentre le nubi di polvere più dense possono contenere particelle sia grosse che fini, peggiorando la qualità dell’aria e aumentando i rischi per la salute respiratoria e cardiovascolare.
Per monitorare la qualità dell’aria durante episodi di polveri, è consigliabile consultare le indicazioni fornite dalle autorità locali preposte alla gestione ambientale, specialmente in caso di picchi di inquinamento atmosferico.
La polvere sahariana può trasportare microrganismi, tra cui agenti patogeni, ma ciò non dovrebbe destare preoccupazione, poiché virus e batteri sono comuni nell’aria atmosferica. Tuttavia, la pericolosità per la salute dipende dalla concentrazione di agenti patogeni, come dimostrato dalla pandemia di Covid-19.

Nonostante esistano prove che il trasporto di pulviscolo sahariano possa influenzare le barriere coralline dei Caraibi, non vi sono evidenze di malattie infettive umane causate da agenti patogeni trasportati dalla polvere a lunga distanza.
Ad esempio, i collegamenti tra tempeste di polvere e meningite batterica nel Sahel sono attribuiti agli effetti irritanti della polvere sul sistema respiratorio, piuttosto che al trasporto di agenti patogeni.
Un esempio di malattia legata alla polvere è la febbre della valle, causata dall’inalazione di un fungo endemico. Tuttavia, questa malattia non è correlata al trasporto a lungo raggio della polvere.
Inoltre, la polvere sahariana può occasionalmente contenere particelle radioattive, ma a livelli di concentrazione considerati non dannosi per la salute o per l’ambiente, principalmente a causa di eventi nucleari nel passato.

LA SUA INFLUENZA IN ATMOSFERA

Un elemento cruciale nell’analisi complessiva dell’atmosfera, del clima e delle dinamiche meteorologiche è rappresentato dalla presenza di polvere minerale, a lungo trascurata dalla comunità scientifica, ma ora riconosciuta come uno dei fattori determinanti. La sua influenza sull’atmosfera si estende in vari ambiti, incluso il meteo, la distribuzione della radiazione solare e il clima. Recentemente, alcuni studi hanno indicato che sia le concentrazioni di polvere che la sua importanza potrebbero essere state sottostimate per un lungo periodo.
Uno degli effetti primari della presenza di polvere nell’aria è la sua capacità di bloccare la radiazione solare. L’aerosol di polvere funge da schermo per la luce solare, contribuendo a un effetto rinfrescante sulla superficie terrestre. Tuttavia, l’assorbimento di radiazione infrarossa da parte delle particelle di polvere può causare un riscaldamento locale. In effetti, la questione se la polvere abbia un impatto netto sul riscaldamento o sul raffreddamento dell’atmosfera rimane ancora oggetto di discussione.

Le particelle di polvere giocano anche un ruolo significativo nella formazione delle nuvole, agendo come nuclei attorno ai quali si aggregano le particelle d’acqua, noti come nuclei di condensazione. In certe condizioni, la presenza di polvere può influenzare la composizione atmosferica attraverso reazioni fotochimiche e chimiche sulla superficie delle particelle stesse, con possibili implicazioni sulla quantità di luce solare e sulle reazioni atmosferiche.

Si ritiene che lo strato d’aria proveniente dal Sahara possa influenzare l’andamento dei cicloni tropicali nell’Atlantico, esercitando un effetto moderatore su tali fenomeni. D’altra parte, poiché la presenza di particelle di polvere favorisce la formazione di nubi, i trasporti dal Sahara potrebbero anche contribuire ad aumentare le precipitazioni in determinate circostanze. Questo ambito di ricerca rimane ancora attivo e in evoluzione.

MONITORAGGIO E PREVISIONE

Prima dell’avvento tecnologico i processi legati alla polvere nell’atmosfera erano poco compresi e spesso ignorati. Le prime intuizioni sui trasporti atlantici di polvere risalgono agli anni ’50 e ’60, scoperte in modo quasi casuale. Le attuali capacità di monitoraggio e previsione degli episodi di polvere atmosferica sono il risultato dell’avvento delle tecnologie avanzate, come il calcolo ad alte prestazioni e le osservazioni satellitari della Terra.
Oggi, i modelli computazionali utilizzano dati provenienti da osservazioni satellitari, aeree e terrestri per prevedere concentrazioni e movimenti delle polveri nell’atmosfera, integrando anche parametri relativi alla circolazione atmosferica.
I satelliti sono fondamentali per rilevare il carico di aerosol atmosferico, valutando la profondità ottica dell’aerosol e distinguendo tra particelle fini e grosse, nonché identificando il tipo di aerosol in base alle loro proprietà ottiche.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it