Published On: Mer, Gen 6th, 2021

Stratwarming, lo studio: circa 2/3 hanno impatto in Troposfera

Periodicamente, specie nei mesi invernali e nell’emisfero boreale, la stratosfera, ossia lo strato atmosferico compreso tra 12 e 50 chilometri sulla superficie terrestre, subisce dei bruschi e talvolta improvvisi riscaldamenti. E’ lo Stratwarming, un fenomeno rilevabile attraverso i radiosondaggi che, essendo tra i più estremi in ambito atmosferico, risulta particolarmente noto.

Semplicisticamente parlando tale riscaldamento, che talvolta produce un aumento termico di parecchie decine di gradi celsius in pochi giorni, è associato, specie dagli appassionati della materia, alla discesa di colate di aria gelida verso le basse latitudini. Tuttavia, sono molti i fattori che vanno analizzati e non è intenzione, in questa sede, analizzarli tutti. 

UN PO’ DI DIDATTICA

In linea di massima affinché l’evento comporti delle variazioni a scala emisferica, è necessario che il riscaldamento sia notevole, ossia di tipo Major (Minor in caso di riscaldamento meno intenso); è proprio in queste circostanze che il Vortice Polare (VP) ha maggiori probabilità di dividersi in due lobi (split), piuttosto che allungarsi verso un asse (Displacement) ed essere “semplicemente” dislocato dalla sua sede naturale.

Quando il “disturbo” viene trasmesso verso il basso, ossia verso la troposfera, la porzione di atmosfera che va dalla superficie a 12 Km di quota (ai tropici può estendersi sino a 18 Km), esso produce uno scenario insolitamente freddo nelle aree interessate. Possono essere necessarie alcune settimane prima che il segnale raggiunga la superficie terrestre, oppure solo pochi giorni. Ammesso che esso si verifichi.

LO STUDIO 

Ora, un nuovo studio condotto dagli scienziati delle Università di Bristol, Exeter e Bath, prova a far luce su alcune caratteristiche del fenomeno.

Nello studio, pubblicato sul Journal of Geophysical Research e finanziato dal Natural Environment Research Council (NERC), il team ha analizzato 40 eventi negli ultimi 60 anni. I risultati suggeriscono che gli eventi di bilobazione tendono ad essere associati a un clima più freddo nell’Europa nord-occidentale e in Siberia.

Statisticamente parlando – sostiene il dott. Richard Hall, autore dello studio – lo spazio temporale medio affinché un evento freddo si verifichi in troposfera è di un paio di settimane (ma può condizionarla anche sino a 40 giorni, ndr). Nonostante – è bene ribadirlo – l’evento non sempre apporti scenari freddi e nevosi in troposfera, circa 2/3 degli Stratwarming, secondo lo studio, hanno un significativo impatto in superficie. 

Il lavoro, pertanto, vuole essere semplicemente di tipo statistico, non di tipo previsionale, dal momento che ogni evento può essere differente dagli altri. Anche perché, tali riscaldamenti stratosferici e i meccanismi che li generano non sono del tutto chiari in letteratura scientifica. 

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it