Published On: Mer, Set 2nd, 2020

Massiccia emissione di metano dal fondo marino scoperta nell’emisfero australe

Il metano è un gas a effetto serra, circa 25 volte più potente dell’anidride carbonica e si stima che quello congelato nei sedimenti oceanici costituisca il più grande serbatoio di carbonio organico sulla Terra. Ora, gli scienziati ne hanno individuato la fuoriuscita nell’emisfero australe attraverso la dissociazione dei gas idrati; non una buona notizia per il clima del nostro pianeta.

Più metano si immette in atmosfera, più il clima diviene caldo“, afferma Marcelo Ketzer, professore di scienze ambientali alla Linneo University.

Si ritiene che questo processo abbia innescato e amplificato i cambiamenti climatici nel nostro passato geologico.

In collaborazione con colleghi brasiliani e francesi, i ricercatori hanno scoperto, con l’aiuto di campionatori di sedimenti e sottomarini telecomandati, che questo processo si svolge nell’emisfero meridionale del mondo. In particolare, i  campioni con gas idrati sono stati raccolti nei sedimenti dell’Atlantico meridionale, vicino alle coste del Brasile.

Questi risultati contribuiscono con nuove prove che questo è un fenomeno globale“, afferma Ketzer.

I ricercatori potrebbero anche dimostrare che quando il metano raggiunge l’oceano viene sciolto e consumato in una certa misura dai microrganismi, il che si traduce nella formazione di anidride carbonica. È noto che, in grandi quantità, questo processo può modificare la chimica degli oceani.

La dissociazione degli idrati e la relativa fuoriuscita di metano nei nostri oceani è un processo a lungo termine che può durare diversi secoli e può portare a una significativa amplificazione degli effetti del cambiamento climatico e a cambiamenti nella chimica degli oceani, ad esempio, nel forma di ulteriore acidificazione“, continua Ketzer.

I dati sono stati raccolti durante tre spedizioni offshore nell’Oceano Atlantico meridionale nel 2011, 2013 e 2014 e sono stati recentemente elaborati e modellati presso l’Università, che ha portato alla pubblicazione di un articolo su Nature Communications.

Ora continuiamo a lavorare con questi dati al fine di ottenere una migliore comprensione della quantità di metano presente nella regione studiata“, afferma lo scienziato.

Lo stesso gruppo di ricerca ha partecipato a una spedizione in mare aperto prima dell’estate per studiare anche l’accumulo di metano nel Mar Baltico.

Non c’è gas idrato sul Mar Baltico perché è troppo superficiale, ma abbiamo trovato accumuli significativi di metano nei sedimenti“, conclude Ketzer.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it