Published On: Ven, Feb 19th, 2021

SARS-CoV-2, la variante G rende il virus 8 volte più contagioso

Secondo uno studio condotto dai ricercatori della New York University e del New York Genome Center, una particolare mutazione osservata nella proteina Spike di SARS-CoV-2, rende il virus fino a 8 volte più contagioso.

E’ una delle varianti di cui tanto si sente parlare, ed è conosciuta come variante G (denominata tecnicamente D614G). E’emersa probabilmente all’inizio del 2020 ed è ora la forma più diffusa e dominante del virus nel mondo.

LO STUDIO

Nel lavoro i ricercatori hanno introdotto un virus con la suddetta mutazione nelle cellule umane del polmone, del fegato e del colon.
Essi hanno scoperto che la variante ha aumentato la trasmissibilità del virus fino a otto volte rispetto al virus originale.

I ricercatori hanno anche scoperto che la mutazione della proteina spike rende il virus più resistente all’essere scisso o diviso da altre proteine, fornendo un possibile meccanismo per la maggiore capacità della variante di infettare le cellule.

I risultati del team si uniscono a un crescente consenso tra gli scienziati in merito alla maggiore contagiosità; ciò è stato dimostrato anche in studi apparsi su Cell da ricercatori del Los Alamos National Laboratory, su Nature da ricercatori dell’Università del North Carolina e su Science da ricercatori dell’Università del Texas.

L’EFFICACIA DEI VACCINI

Vaccino (Credit UniPadova)

Tuttavia, non è ancora chiaro se la variante e la sua rapida diffusione abbiano un impatto clinico sulla progressione della malattia COVID-19, poiché diversi studi suggeriscono che non è collegata a una malattia più grave o all’ospedalizzazione.

Uno sguardo particolare viene fornito alla risposta immunitaria e quindi all’efficacia dei vaccini.

Quelli con autorizzazione all’uso di emergenza, così come quelli in fase di sviluppo, sono stati creati utilizzando la sequenza di spike originale.

Sono in corso studi per capire quanto i vaccini proteggano dalle varianti emerse nel Regno Unito, nel Sud Africa e in Brasile.
Ad oggi, fortunatamente, sembra che rispondano al meglio.

Lo studio dettagliato è stato pubblicato sulla rivista eLife.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it