Published On: Mar, Mar 9th, 2021

Estati più lunghe e inverni più brevi: il trend climatico dell’emisfero boreale

Il riscaldamento globale è sempre più evidente. Esso sta determinando cambiamenti drammatici e irregolari nella durata e nelle date di inizio delle stagioni.

Ora, secondo un nuovo studio internazionale pubblicato in Geophysical Research Letters, nei prossimi decenni l’estate interesserà l’emisfero settentrionale per circa 6 mesi all’anno, divenendo la nuova normalità climatica e portando impatti di vasta portata sull’agricoltura e sull’ambiente.

Un osservatore attento noterà che le estati stanno divenendo sempre più lunghe e gli inverni sempre più miti e brevi. Si osservano, inoltre, atteggiamenti diversi negli animali: gli uccelli stanno cambiando i loro modelli di migrazione e le piante fioriscono in tempi diversi. Tali cambiamenti fenologici possono creare discrepanze tra gli animali e le loro fonti di cibo, sconvolgendo le comunità ecologiche.

Drastiche variazioni visibili in scala temporale brevissima.

LO STUDIO 

Grazie ai dati d’archivio, il nuovo studio ha rilevato che, in media, l’estate è passata da 78 a 95 giorni tra il 1952 e il 2011, mentre l’inverno si è ridotto da 76 a 73 giorni. Anche la primavera e l’autunno si sono contratti rispettivamente da 124 a 115 giorni e da 87 a 82 giorni. Di conseguenza, si è notato come la primavera e l’estate comincino prima, mentre l’autunno e l’inverno tendano ad iniziare più tardi.
La regione mediterranea, insieme all’altopiano tibetano, sono le aree che hanno subito i maggiori cambiamenti nei loro cicli stagionali.

MITIGARE IL CAMBIAMENTO

Credit: Nasa

Secondo gli scienziati è necessario sforzarsi per mitigare il cambiamento climatico. Se tali tendenze, infatti, dovessero continuare, entro il 2100 gli inverni avranno una durata inferiore ai 2 mesi. I cambiamenti potrebbero avere un impatto devastante sull’agricoltura, specie in presenza di colpi di coda invernale che possono danneggiare le piante in erba.

E con stagioni di crescita più lunghe, gli esseri umani respirerebbero più polline con allergie annesse, e le zanzare portatrici di malattie potrebbero espandere il loro raggio d’azione verso nord.

ESTREMI SEMPRE PIU’ EVIDENTI

Un’estate di così lunga durata aumenterebbe la possibilità di raggiungere temperature elevatissime, di innescare più incendi e porterebbe ad estremi meteorologici più gravi, come riportato da Congwen Zhu, ricercatore sui monsoni presso lo State Key Laboratory of Severe Weather and Institute of Climate System, Chinese Academy of Meteorological Sciences, di Pechino.

Inoltre – secondo il ricercatore – inverni più caldi e più brevi causerebbero instabilità con ondate di freddo e tempeste invernali, proprio come le recenti tempeste di neve in Texas e Israele.

Non è facile concettualizzare un cambiamento medio che globalmente aumenta di pochi gradi. Tuttavia, discutere dei possibili scenari aiuta a percepire i rischi legati al Global Warming.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it