Published On: Dom, Mar 14th, 2021

Gli adattamenti dell’uomo europeo al gelo del Pleistocene

Scienziati del Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (CENIEH), in collaborazione con il geografo Christian Willmes dell’Università di Colonia (Germania), hanno analizzato le condizioni climatiche vissute dall’uomo nell’Europa occidentale durante il Pleistocene medio.

L’obiettivo? Quello di valutare i possibili adattamenti al freddo utilizzando un modello di termoregolazione che simula la perdita di calore di un individuo durante il sonno.

LO STUDIO

In questo lavoro, pubblicato sul Journal of Human Evolution, le temperature che l’uomo ha dovuto sopportare sono state stimate con l’aiuto di mappe paleo-temperate.

Le prove dell’uso del fuoco scarseggiano. Immagine esemplificativa

Sulla base di queste mappe, sono state ottenute le temperature per un totale di 68 siti con presenza umana documentata tra 360.000 e 470.000 anni fa.

Il Pleistocene medio si è distinto per molteplici oscillazioni termiche. Ora, i risultati di questa ricerca dimostrano che gli esseri umani hanno dovuto resistere a temperature molto basse, sorprendentemente, non solo durante le fasi glaciali, ma anche nei periodi più miti, ed anche in luoghi della penisola iberica come Ambrona o Atapuerca.

Un evidenza che sorprende, dal momento che l’uso del fuoco in Europa durante questo periodo è scarsamente documentato.

ALTRE STRATEGIE

Per valutare l’efficacia di altre strategie per combattere il freddo, i ricercatori hanno utilizzato il modello matematico e lo hanno applicato a un individuo maschio e una femmina del sito di Sima de los Huesos ad Atapuerca (Burgos).

Ciò ha permesso di valutare gli effetti isolanti di un rivestimento in pelliccia, di uno spesso strato di grasso sottocutaneo e di produrre calore interno attraverso il metabolismo, oltre a consentire la perdita di calore dovuta all’azione del vento.

L’esposizione al freddo, soprattutto di notte, rappresenterebbe una vera sfida per la termoregolazione. C’è un limite alla risposta metabolica che le temperature fredde provocano di notte, ma dove i meccanismi fisiologici non bastano, i comportamenti umani possono colmare il divario.

Probabilmente hanno sopportato temperature notturne molto basse dormendo sotto pesanti pellicce, sfruttando il gruppo e isolandosi in luoghi riparati dal vento.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it