Published On: Ven, Dic 23rd, 2022

Cosa sono i vulcani di fango?

Il 29 Maggio 2006, nelle prime ore del mattino, i coltivatori di riso residenti nella reggenza di Sidoarjo, nella provincia di Giava Orientale (Indonesia), si svegliarono davanti ad uno spettacolo naturale. Il terreno presentava una fessura dalla quale fuoriusciva del vapore. Nelle settimane successive si aggiunsero alla miscela acqua, fango bollente e gas naturale, intensificando l’eruzione e diffondendo il fango sui campi. Alcuni residenti furono evacuati nell’attesa che l’evento finisse, ma passarono settimane e la fanghiglia cominciò ad inghiottire interi villaggi. In una frenetica corsa contro il tempo, il governo indonesiano iniziò a costruire argini per fermarne la diffusione, riuscendo nell’intento solo dopo aver perso dozzine di villaggi e dopo il trasferimento di 60.000 abitanti.

I VULCANI DI FANGO

Era nato un vulcano di fango, ossia una struttura geologica alta da pochi decimetri a parecchi metri che erutta argilla, rammollita dall’acqua, unita a sostanze saline come acque salso-bromo-iodiche, ed anche metano e idrocarburi (bitume). Nel mondo se ne contano più di 1000 e differiscono da quelli ignei, dove la roccia fusa affiora in superficie. Se ne conoscono di vari tipi, tra cui:

  • Grifone: a forma di cono dai fianchi scoscesi, con altezza inferiore a 3 metri, che emette fango
  • Cono di fango: cono con un’altezza massima di 10 metri, che emette fango e frammenti di roccia
  • Cono di scorie: cono formato da riscaldamento di depositi di fango durante gli incendi
  • Salse: piscine ad acqua dominante, con infiltrazioni di gas
  • Sorgente: dominati dalla presenza prevalente di acqua con altezza inferiore a 0,5 metri
  • Scudo di fango 

In molti casi il fango ribolle in superficie piuttosto silenziosamente (Fig.1), in altri si verificano eruzioni particolarmente violente. La maggior parte del gas che fuoriesce da un vulcano di fango è metano, che è altamente infiammabile; può quindi incendiarsi, creando spettacolari eruzioni infuocate (Video in basso).
Se ne trovano pochi nel Nord America, ma sono comuni in altre aree del mondo, tra cui l’Indonesia, l’Azerbaigian, Trinidad, Giappone, Romania, Russia e Italia.

Fig. 1 – Il fango ribolle silenziosamente

Si formano quando fluidi e gas accumulati sotto pressione all’interno della Terra trovano una via di fuga verso la superficie, attraverso una rete di fratture. Tale pressione si accumula quando i fluidi sotterranei sono impossibilitati a fuoriuscire sotto il peso dei sedimenti più o meno profondi. Inoltre, gli stessi fluidi possono restare intrappolati dalla tettonica durante la genesi di una montagna.

Oltre ad essere affascinanti di per sé, i vulcani di fango rappresentano delle finestre sulle condizioni delle profondità della Terra. Essi possono coinvolgere materiali profondi fino a 10 chilometri sotto la superficie terrestre, quindi la loro chimica e la loro temperatura possono fornire utili informazioni sui processi a grandi profondità, che non possono essere ottenute in nessun altro modo.

IL FANGO DI LUSI STA ANCORA ERUTTANDO

L’analisi del fango del vulcano Lusi rivelò che l’acqua era riscaldata da una camera magmatica sotterranea, associata al vicino complesso vulcanico Arjuno-Welirang.
Oggi, a più di 16 anni dalla grande eruzione, la struttura in Indonesia continua a eruttare, ma a un ritmo molto più lento. Il suo fango copre un’area totale di circa 7 km quadrati, ossia più di 1.300 campi da calcio, ed è contenuto dietro una serie di argini che sono stati costruiti fino a un’altezza di 30 metri.

Ogni vulcano di fango, pertanto, rivela dettagli su ciò che sta accadendo sottoterra, consentendo agli scienziati di costruire una visione 3D più completa di ciò che sta accadendo all’interno del pianeta.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it