Published On: Lun, Mag 22nd, 2023

Scie chimiche, auto elettriche, rinnovabili…la speculazione sull’alluvione in Romagna

Come in ogni evento emergenziale c’è sempre chi si distingue per l’aiuto che presta e chi si distingue per lo sciacallaggio senza un minimo di vergogna. Nei giorni scorsi, con l’emergenza alluvione in Romagna ancora in corso e con dispersi, sui social sono pullulati i soliti complottisti e le solite fake news. Le speculazioni “social” in questi eventi sono sempre maggiori e se un tempo esistevano solo gli sciacalli che andavano a saccheggiare le case di chi aveva subito una calamità, oggi ci sono gli sciacalli virtuali che ugualmente speculano sulle disgrazie altrui.

Tweet di noto artista del 18 maggio 2023

Possiamo incominciare con un noto cantante italiano che dal suo profilo Twitter si chiede se siano stati degli aerei con le scie chimiche a generare l’alluvione nella Romagna. E’ vero esistono delle tecniche di “inseminazione” delle nuvole al fine di far piovere. Queste tecniche effettuate mediante l’uso di piccoli aerei vengono usate nei paesi desertici per le coltivazioni, ma anche in Europa, a livello locale, per ridurre la grandine sulle coltivazioni. Si utilizza lo ioduro di argento che ha lo scopo di far condensare il vapore acqueo per generare pioggia. Di certo non c’è proporzione però a quanto viene fatto con queste tecniche rispetto alle ingenti quantità di acqua precipitate nei giorni scorsi che hanno fatto esondare diversi corsi d’acqua dell’Emilia Romagna. La magnitudo dell’evento è fortemente di ordini di grandezza superiori rispetto alle tecniche localizzate di “cloud seeding”. Non è necessario quindi essere degli scienziati per capirlo e basterebbe controllare le mappe meteorologiche, sempre più accurate, per capire cosa succede, ma per i complottisti tutto è sospettabile. Inoltre quando queste affermazioni, senza basi scientifiche, avvengono per bocca (anzi post) di personaggi popolari la cosa è molto grave.

Auto elettrica testata in una piscina

Poi sono usciti altri post che incriminavano l’auto elettrica, quasi come se fosse una delle cause del disastro avvenuto. Non ne capisco il collegamento, se non per il puro gusto di sparare nella mischia tanto per fare polemica gratuita. Molti post recitavano che se tutte le auto fossero elettriche come avremmo affrontato l’emergenza visto che non c’è corrente elettrica? Potremmo anche dire la stessa cosa per molti benzinai finiti sott’acqua con il grave rischio di sversamenti e inquinamento e conseguente danni per l’ambiente e la salute umana. Inoltre è più facile che durante una alluvione sia una auto termica, che pesca aria dal motore, a restare ferma piuttosto che una elettrica. Anzi dirò di più in Nuova Zelanda le auto elettriche sono state d’aiuto durante un ciclone. Grazie alla tecnica del vehicle to grid, e cioè al fatto che l’energia delle auto elettriche possa essere erogata in uscita per fornire energia elettrica alle case ha permesso alle persone con auto elettrica di avere ugualmente la corrente nonostante fossero saltate le linee.

Poi ancora più inspiegabilmente si sono iniziate ad accusare le rinnovabili. Qualcuno tuonava che se non avessimo speso i soldi per le rinnovabili a quest’ora avremmo speso quei soldi per il rischio idrogeologico. Ne siamo così sicuri? Soprattutto per l’attenzione che in Italia viene data all’ambiente e al territorio? Forse sarebbe altri i capitoli da tagliare, perché ad esempio per i soldi del Ponte dello Stretto vediamo le stesse persone infervorate a difendere questa grande opera che non è certo prioritaria ed economica. Ci sarebbero soluzioni più rapide ed economiche per attraversare lo Stretto. Inoltre come non citare una altra grande “antica” tradizione italica e cioè quella che ad ogni nuovo governo si distrugga quanto fatto dal precedente. Esisteva una struttura che si chiamava “Italia sicura” che era nata con lo scopo di studiare e intervenire sul rischio idraulico-geologico. Cambio di governo nel 2018 e la struttura viene chiusa dall’oggi al domani senza un perché e senza qualcosa di alternativo. C’era forse altro da foraggiare per mantenere il consenso? Quindi, forse, potrebbero essere altre le cose per cui bisognerebbe indignarsi. Invece è importante che le rinnovabili vengano portate avanti insieme alla tutela del territorio perché in fondo sono la faccia della stessa medaglia.

Tornando poi all’evento in se, questi eventi alluvionali sul nostro Paese sono sempre avvenuti. Basta leggere le cronache, anche solo di pochi anni fa. Di certo la riduzione della manutenzione dei bacini, attuato ormai ad ogni livello, e sulla quale forse bisognerebbe investire di più, non aiuta, ma eventi di questa magnitudo non c’è manutenzione che tenga se non c’è dietro un piano strutturale serio e drastico di tutela dagli eventi idrogeologici. Per renderci conto dei rischi del nostro Paese basterebbe consultare la mappe del rischio idraulico-geologico, mappe che per ogni Comune italiano sono consultabili online. Ne varrebbe forse la pena perdere qualche minuto piuttosto che condividere post sensazionalistici senza conoscerne il significato.

Esempio di mappe rischio idraulico Comune di Genova

Ovviamente come già era successo in autunno nelle Marche tutti si indignano appena avvengono i fatti, ma fra un mese sarà tutto dimenticato in attesa purtroppo del prossimo evento. Sarebbe invece più corretto che la stessa veemenza letta sui post e propinata da molti leoni da tastiera si utilizzasse affinché si invitasse a chi amministra a riporre più attenzione al rischio idraulico-geologico, ai cambiamenti climatici che porteranno per forza di cosa a rendere i territori fragili e alla lotta all’abusivismo, che è un male che attanaglia il nostro Paese da lunga data. Di certo anche se tutto quanto sopra fosse ridotto, il rischio zero non esiste, sia chiaro, ma molto probabilmente avremmo limitato i danni e salvato forse tante vite. Dunque a coloro che senza un minimo di verifica sparano fake news e fanno sciacallaggio comodamente dietro uno smartphone, sarebbe consigliabile una bella pala per andare ad aiutare chi in queste ore scava ancora nel fango per poter tornare a casa.

Disclaimer: Mi rivolgo in ultimo a coloro che leggendo questo pezzo mi daranno dell’ambientalista da salotto e mi inviteranno ad andare a spalare che posso raccontare per filo e per segno cosa è accaduto nella mia regione nell’ottobre del 2000. 

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45