L’espansione dell’universo misurata grazie alle lenti gravitazionali
La luce delle galassie lontane possiede una lunghezza d’onda inferiore rispetto a quelle più vicine. Le onde luminose sembrano allungate, o spostate verso il rosso, il che significa che quelle galassie lontane si stanno allontanando.
Apparentemente le galassie lontane e gli ammassi galattici si stanno allontanando in specifico dal Gruppo Locale, come se la Via Lattea fosse al centro del movimento; di fatto, invece, l’espansione è del tutto simmetrica. Nessuna galassia può essere considerata come unico centro dell’universo. Può essere utile, allo scopo, l’analogia con un palloncino. Se identifichiamo l’intero cosmo con la superficie del palloncino – superficie coperta da piccoli punti che rappresentano le galassie – vedremo che man mano che il palloncino si gonfia la disposizione dei punti resterà la medesima, mentre aumenterà la distanza tra i punti stessi in modo proporzionale alla distanza che li separa. E’ una relazione lineare dell’espansione dell’universo conosciuto, che prende il nome di Legge di Hubble.
Ma a quale velocità si espande l’universo? E’ una delle domande a cui professionisti e appassionati cercano risposta da lungo tempo. Ora, grazie ad un lavoro condotto dal fisico David Harvey di Leida e pubblicato negli avvisi mensili della Royal Astronomical Society, è possibile fornire una probabile risposta: 67 Km/s.
Per raggiungere tale risultato, diverso dai precedenti, sono state utilizzate le lenti gravitazionali. Secondo la teoria della relatività generale di Albert Einstein una concentrazione di massa, come una galassia, può piegare il percorso della luce, proprio come fa una lente. Quando una galassia si trova di fronte a una sorgente di luce intensa, la luce è piegata attorno ad essa e può raggiungere la Terra attraverso percorsi diversi, fornendo due, e talvolta anche quattro, immagini della stessa sorgente.