Published On: Sab, Mag 23rd, 2020

L’Atlantic Ocean Road, la strada più affascinante del mondo

L’Atlantic Ocean Road, la strada dell’Atlantico, è una strada lunga 8,27 Km che congiunge le città norvegesi di Molde e Kristiansund, nei fiordi occidentali. Costata 122 milioni di corone norvegesi, la sua ultimazione (non senza difficoltà) risale al 7 Luglio 1989 e serpeggia sopra il Mare di Norvegia in una serie di tratti rialzati, viadotti e ponti, posti tra una serie di isolotti e scogli. Il progetto iniziale, negli anni ’20, prevedeva la costruzione di una linea ferroviaria; idea che fu poi definitivamente accantonata a causa della pericolosità dell’area.

La strada è infatti soggetta a venti sostenuti, mareggiate e frequenti burrasche di neve e pioggia che impongono una certa attenzione alla guida. E’ considerata tra le più pericolose al mondo ed è tra le più coinvolgenti ed affascinanti, tanto che nel 2005 le fu riconosciuto l’appellativo di “costruzione norvegese del secolo”. Nonostante i residenti abbiano più volte segnalato alle autorità competenti la sua pericolosità, è oggi un’attrazione turistica che permette visioni mozzafiato grazie anche a 4 punti panoramici lungo il suo percorso, dove si può ammirare l’interazione tra architettura e natura con strutture molto audaci.

La strada dell’Atlantico era inizialmente percorribile soltanto pagando un pedaggio, inserito per recuperare le spese di costruzione. Tuttavia, a fronte di una programmazione di 15 anni, la tassa fu abolita dopo soli 10 anni, permettendo di percorrerla in modo gratuito.

Famoso il ponte più elevato (Lo Storseisundet, alto 23 metri e lungo 260 metri), la cui curvatura estrema, grazie alla prospettiva, permette un passaggio adrenalinico sull’Oceano Atlantico.
Un mix di natura selvaggia e tecnologia, tra balene, foche e diverse specie di uccelli e tra i più bei paesaggi al mondo.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it