Published On: Ven, Dic 4th, 2020

L’inconsistenza di una “superiorità razziale” spiegata dalla genetica

Le differenze cromatiche della pelle degli individui esistono, ma l’analisi dei dati genetici evidenzia l’inconsistenza del concetto di razza. In effetti, talvolta le differenze che si riscontrano all’interno della stessa popolazione sono superiori a quelle esistenti tra due “razze”. 

L’antropologia dell’800 aveva addirittura ideato delle scale cromatiche di riferimento per definire l’appartenenza di un individuo a un determinato gruppo razziale, con tanto di nomenclatura: Caucasoidi, Mongoloidi e Negroidi. Quest’ultimo, considerato un tempo inferiore, era determinato dal colore della pelle. 

Per gli asiatici si ricalcava il nome di una popolazione tipica, ossia i mongoli. Nel 1775 l’anatomista J.F.Blumebach spiegò così la scelta di “Caucasoide” per indicare la popolazione di pelle chiara: il Caucaso per comune credenza, è il luogo dove vive il colore più bello. 

Oggi sappiamo che tali classificazioni di origine razziale non hanno alcun fondamento biologico. Anche per il colore è possibile che le variazioni tra individui della stessa popolazione siano superiori alle cosiddette razze.

Le popolazioni umane sono entità molto instabili anche per i moderni amanti delle classificazioni: vengono identificate dalle 3 alle 60 “razze”. Ma le frequenze geniche raccontano una storia diversa. Tutte le popolazioni si sovrappongono se solo si considerano geni isolati, e in quasi tutte le popolazioni sono presenti quasi tutti gli alleli, anche se con differenti frequenze.   

I confini tra popolazioni divengono sempre meno definibili man mano che si raffina lo strumento di analisi. Dai dati genici emerge un quadro di popolazioni umane essenzialmente omogeneo e progressivo nel variare dei tratti. 

Dopo il fallimento del comportamentismo e dello psicologismo nel confortare le teorie razziste, anche la genetica conferma l’assurdità di una pretesa “superiorità razziale” e l’inconsistenza del concetto di razza.    

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it