Published On: Dom, Gen 3rd, 2021

Il centro galattico è più vicino di quanto pensassimo

Secondo la nuova ricerca giapponese VERA Experiment, il buco nero supermassiccio che si nasconde nel nostro centro galattico è 2000 anni luce più vicino alla Terra di quanto pensassimo. 

Si pensa che quasi tutte le galassie ellittiche e a spirale abbiano un buco nero nel proprio interno, e la Via Lattea non rappresenta un’eccezione. L’area nella quale si suppone la sua esistenza è caratterizzata da una cortina impenetrabile di gas e polveri che custodiscono gelosamente i segreti della nostra galassia.

E’ una fonte di radiazioni chiamata Sagittarius A*, nella quale il buco nero avrebbe una massa pari a circa 4 milioni di volte quella del Sole e la sua distanza, ora valutata in 25.800 anni luce, non rappresenta alcun pericolo.

La stima è stata resa possibile grazie a 4 telescopi VLBI che insieme ottengono risultati paragonabili ad un unico telescopio con diametro di 2300 Km di diametro. La risoluzione ottenuta è così nitida che paragonata alla vista umana, sarebbe come vedere una moneta sulla superficie lunare. 

Gli scienziati, inoltre, grazie a misurazioni più accurate delle precedenti, nelle quali l’atmosfera terrestre aveva offuscato i dati reali, sono stati in grado di calcolare la nuova velocità del sistema solare in 227 Km/s.

E’ il moto di traslazione del sistema solare, secondo cui il sole con la coorte di pianeti, si sposta nello spazio percorrendo un’orbita intorno al centro della galassia. La Terra, pertanto, non descrive attorno al Sole un’orbita chiusa, ma in prima approssimazione una spirale il cui asse è dato dalla direzione del moto proprio del Sole, moto lineare in direzione perpendicolare al piano galattico. 

Informazioni che rivelano la nostra posizione all’interno della Via Lattea e determinano la velocità tridimensionale e la struttura spaziale della galassia.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it