Published On: Mar, Nov 1st, 2022

Lo sbarco in Normandia e l’importanza dei meteorologi alleati


Spesso indicato come D-Day, lo sbarco in Normandia rappresenta la più grande invasione anfibia della storia. L’operazione, avvenuta durante la seconda guerra mondiale, diede inizio alla liberazione della Francia (e poi dell’Europa occidentale) e gettò le basi della vittoria alleata sul fronte occidentale.
I libri di storia ci rivelano che l’invasione ebbe inizio alle prime luci del 6 Giugno 1944, e che fu preceduta da un imponente bombardamento aeronavale. Tuttavia, spesso i testi tralasciano l’importanza dei meteorologi alleati, a cui si deve parte del successo.

LA PIANIFICAZIONE

Quando Eisenhower cominciò a pianificare lo sbarco, si rese conto di avere la necessità di una serie di condizioni climatiche e ambientali favorevoli, tra cui condizioni meteo stabili. Si dotò, pertanto, di un team di meteorologi e di esperti che potessero formulare previsioni del tempo, oltre alla condizione delle maree in relazione alle fasi lunari.
In effetti l’operazione necessitava di cielo sereno per poter individuare le postazioni nemiche sul lato francese della Manica, ma non solo; era necessaria una certa calma di vento affinché il mare consentisse un’agevole traversata dei mezzi di sbarco; ed infine, il quadro perfetto doveva essere determinato da una marea “intermedia”, affinché l’acqua non coprisse l’ultimo tratto di spiaggia minato o non scoprisse troppo la spiaggia, obbligando i soldati a percorrere un tratto troppo esposto al fuoco nemico.

Gli scienziati quindi analizzarono il clima della regione attraverso il metodo sinottico, estrapolando la situazione futura partendo da quanto accaduto nelle ore precedenti. Un metodo semiempirico che si discosta enormemente dalla risoluzione delle equazioni adottata oggi dai modelli matematici. Essi individuarono nel 5-7 Giugno un primo periodo ideale. Tuttavia, proprio il 5 Giugno un’intensa perturbazione portò pioggia, vento e nubi basse sulla costa, lasciando le operazioni in stand-by. I venti forti e il mare grosso rendevano impossibile il varo dei mezzi da sbarco e le nubi basse avrebbero impedito di trovare i bersagli da bombardare.

LA SORPRESA E IL SUCCESSO

I meteorologi tedeschi, osservate le condizioni avverse, tranquillizzarono i rispettivi generali, a tal punto che molti soldati furono mandati in licenza. Le avverse condizioni atmosferiche  indussero i tedeschi a ritenere molto improbabile, se non impossibile, uno sbarco in grande stile. 

Al contrario, il capitano del gruppo James Stagg della Royal Air Force, si presentò ad Eisenhower riferendogli che il mattino successivo le condizioni meteo avrebbero garantito una parentesi di 36 ore di bel tempo.

La configurazione sinottica del D-Day

Il generale si fidò dei meteorologi, anche perché le condizioni di mare favorevoli si sarebbero ripresentate soltanto due settimane dopo (ed inoltre senza Luna piena), e diede via allo sbarco, sorprendendo le truppe tedesche. Il rinvio dell’invasione avrebbe infatti agevolato le forze tedesche, le quali avrebbero avuto più tempo per organizzarsi e intercettare l’attacco.

La scelta si rivelò azzeccata, anche perché tra il 19 e il 22 Giugno, la seconda data eventuale, la costa della Normandia vide scatenarsi una forte tempesta che avrebbe impedito lo sbarco sulla spiaggia. 

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it