Published On: Ven, Gen 6th, 2023

Il Parco archeologico di Pompei apre al “fotovoltaico invisibile”

Ogni anno più di 3,5 milioni di turisti provenienti da tutto il mondo visitano Pompei per ammirare le rovine lasciate dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Un luogo dove le antiche tegole romane o i mattoni in terracotta non lasciano spazio, per ovvie ragioni estetiche e archeologiche, alla moderna tecnologia.

La copertura fotovoltaica realizzata presso il Thermopolium. Credit: gentile concessione di Ahlux Italia

Ora, il parco archeologico di Pompei e la città portoghese di Evora, aprono la strada a un modello ispiratore: trasformare i vincoli architettonici in beni, valorizzando il patrimonio e la sostenibilità adattandosi allo skyline.
Come? Attraverso una strategia di sviluppo sostenibile che consente l’installazione di pannelli solari identici alle piastrelle di terracotta che producono l’elettricità di cui si necessita per illuminare gli affreschi.

Pompei è una città antica che in alcuni punti è perfettamente conservata. Avendo bisogno di un vasto impianto di illuminazione, potevamo continuare a consumare energia, lasciando pali e cavi in ​​giro e deturpando il paesaggio, oppure scegliere di rispettarla e risparmiare milioni di euro“, ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei.

Autore dei lavori Ahlux Italia, “società che detiene i brevetti relativi ai sistemi di copertura fotovoltaica e di illuminazione con tecnologia blue hazard free, e che si occuperà della realizzazione degli impianti di illuminazione e delle coperture fotovoltaiche degli ulteriori interventi già programmati ed in via di affidamento“, spiega a Geomagazine l’Ing. Giovannimaria Grillo, legale rappresentante di Ahlux Italia srls.

UN’IDEA…CALPESTABILE

Le tradizionali tegole fotovoltaiche sono costituite da un composto polimerico che lascia filtrare i raggi del sole. Le celle fotovoltaiche vengono poi integrate al suo interno a mano e ricoperte con uno strato del composto polimerico. I pannelli fotovoltaici invisibili possono quindi assumere l’aspetto della pietra, del legno, del cemento o dei mattoni. Di conseguenza, una tale soluzione può essere installata non solo sui tetti ma anche su pareti e pavimenti.

Qualche anno fa il governo istituì dei sussidi per l’installazione di impianti fotovoltaici. Tuttavia, gli incentivi furono maggiori per le soluzioni integrate nei tetti. Da qui l’idea di sviluppare una soluzione calpestabile, completamente piana, sicura, resistente ai forti venti e meno sensibile alla direzione del sole. Insomma, un modo per abbinare la sostenibilità alla conservazione, protezione e valorizzazione del patrimonio.

IN QUALI AREE?

La copertura fotovoltaica realizzata sulla Casa dei Vettii. Credit: gentile concessione di Ahlux Italia

Approvate dal Ministero della Cultura, le tradizionali tegole fotovoltaiche sono state installate anche a Vicoforte, non lontano da Cuneo, e saranno presto utilizzate nel rinomato museo di arte contemporanea di Roma, il Maxxi. Nei prossimi mesi copriranno anche i tetti di alcuni edifici pubblici a Spalato, in Croazia, ed Evora, in Portogallo. Insieme ad Alkmaar, in Olanda, la città portoghese è uno dei siti dimostrativi che stanno sperimentando soluzioni innovative volte a coniugare la sostenibilità con la valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale, all’interno del progetto europeo Pocityf.

La maggior parte di essi sono rossi o in terracotta, ma poiché i pannelli fotovoltaici sono solitamente blu scuro o neri non passano inosservati. Per questo il comune ha insistito per implementare una soluzione invisibile. L’unico modo per camuffare i pannelli solari sarebbe stato quello di verniciarli, ma questo ne avrebbe ridotto le prestazioni energetiche. 

IL RUOLO DELLA CULTURA

Il ruolo della cultura e del patrimonio nello sviluppo sostenibile è stato ufficialmente riconosciuto dall’Agenda 2030, adottata nel 2015 dalle Nazioni Unite. Tuttavia, dei suoi 169 obiettivi, solo uno riconosce il ruolo della cultura nei processi di sviluppo.

L’efficacia di tale approccio è provata dalla fortunata esperienza di Pompei. “Il fotovoltaico invisibile non solo ci aiuta a ridurre la bolletta energetica, ma rende anche più fruibile il nostro parco archeologico. Questo è quindi solo l’inizio. D’ora in poi terremo conto di questa soluzione per tutti i futuri progetti di ristrutturazione e restauro.” spiega Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei.

Senza dubbio il fotovoltaico “invisibile” rappresenta una soluzione per centri storici nel rispetto di beni architettonici e paesaggistici che necessitano di celare le celle fotovoltaiche. La capacità di assumere l’aspetto di qualsiasi materiale edilizio è sicuramente un aspetto importante, ma è bene dire che l’efficienza è ancora lontana dai pannelli solari tradizionali. Soluzione quindi, che risulta meno economica di quella tradizionale.  

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it