Published On: Sab, Feb 11th, 2023

Terremoto Turchia-Siria: le crepe nella crosta terrestre viste dallo spazio

Nonostante il confine turco-siriano rappresenti un’area molto sismica, il terremoto dello scorso 6 Febbraio si è distinto per essere il peggiore degli ultimi decenni. Così forte da aprire due enormi crepe nella crosta terrestre.

I ricercatori del Centre for the Observation & Modeling of Earthquakes, Volcanoes & Tectonics (COMET) del Regno Unito, le hanno individuate confrontando le immagini del satellite europeo Sentinel-1 scattate prima e dopo i due eventi più forti. La più lunga, che si estende per 300 chilometri in direzione nord-est, è stata creata dal primo scuotimento di magnitudo 7.7 che ha colpito alle 4:17 ora locale. La seconda, lunga 125 chilometri, si è aperta durante il secondo evento di magnitudo 7.5 circa nove ore dopo.
Una deformazione insolitamente lunga che testimonia l’enorme quantità di energia scatenata e che ricorda quanto fosse improbabile il verificarsi di due eventi così forti a distanza di poco tempo.

Le lunghe crepe, create da spostamenti orrizontali tra i 5 e i 10 metri, sono ben visibili in superficie e attraversano città ed edifici. Dopo le scosse principali, alle quali sono seguite decine di migliaia di repliche, i satelliti gestiti da agenzie governative e società private hanno valutato i danni. Secondo la NASA i terremoti si sono originati lungo una linea di faglia a 18 chilometri sotto la superficie.
Una profondità ridotta in relazione alla potenza del sisma, che ha permesso la propagazione a centinaia di chilometri dall’epicentro, similmente a quanto avvenne nel grande terremoto del 1906 a San Francisco.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it