Published On: Lun, Feb 27th, 2023

Il sisma in Turchia del 6 Febbraio ha riacceso i timori su Istanbul

Il recente sisma tra Turchia e Siria ha riacceso i timori di un possibile grande terremoto a Istanbul. Per capire se tali apprensioni possano risultare fondate, l’agenzia Afp ha riportato la risposta di un sismologo turco, il dott. Dogan Kalafat, direttore del Centro di monitoraggio terremoti e tsunami dell’Osservatorio Kandilli. Kalafat ha riferito che Istanbul sorge su un sistema di faglia diverso da quello dell’anatolia orientale che ha generato il sisma del 6 Febbraio.

RISCHI E PREOCCUPAZIONI SU ISTANBUL

La città più popolosa della Turchia si trova invece a circa 15-17 chilometri dalla Faglia dell’Anatolia settentrionale. Teoricamente, quindi, il pericolo dopo quell’evento non è aumentato.

Tuttavia, le preoccupazioni derivano dal tipo di edifici che sovrastano l’area; Istanbul ospita poco meno di 16 milioni di abitanti, molti dei quali residenti su grattacieli privi di criteri antisismici e nati utilizzando cemento di bassa qualità. I sismologi, pertanto, effettuano turni di 8 ore, durante le quali monitorano costantemente i dati live di 260 stazioni sismiche sparse sul territorio.

Un sismografo

Nonostante i terremoti non possano essere previsti in modo deterministico, oggi i sismologi possono tracciare delle tendenze in merito ad un lasso temporale più o meno lungo e ad aree estese. Tanto che nel 2001, due anni dopo che un terremoto di magnitudo 7,4 aveva causato la morte di 17.000 persone nel nord-ovest della Turchia, Kalafat calcolò una probabilità del 65% che un terremoto di magnitudo superiore a 7 si sarebbe verificato prima del 2030 nella regione che comprende Istanbul. Probabilità che aumenta sino al 75% in 50 anni e al 95% in 90 anni.
Numeri inequivocabili che stabiliscono quasi la certezza di un grande terremoto in poco meno di un secolo.

Infine lo scienziato pone l’accento sulla prevenzione. Istanbul sorge troppo vicino alla faglia per poter sviluppare un sistema di allerta efficace. A differenza del sistema di allarme nella regione di Tōhoku (Giappone), che consente di far guadagnare sino a 45 secondi, il sistema dell’Osservatorio Kandilli permetterebbe di guadagnare solo 7-8 secondi, un tempo non sufficiente per consentire agli abitanti di mettersi in salvo.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it