Published On: Ven, Mar 24th, 2023

Stonehenge, connessione tra aldilà e solstizio d’inverno nelle società neolitiche

Il complesso sito neolitico di Stonehenge ha ormai raggiunto un’immagine abbastanza chiara per gli archeologi. Cuore del monumento è il cerchio megalitico a “ferro di cavallo”, situato all’interno di un paesaggio che comprendeva altri elementi. Stonehenge mostra un allineamento astronomico al Sole che fa riferimento all’alba del solstizio d’estate e al tramonto del solstizio d’inverno, spiegando un interesse simbolico passato legato alle connessioni tra quest’ultimo e l’aldilà nelle società neolitiche.

LA TEORIA DEL CALENDARIO SOLARE

Recentemente una nuova teoria pubblicata sull’autorevole rivista Antiquity, aveva ipotizzato la funzione di calendario solare, basato sui 365 giorni suddivisi in 12 mesi di 30 giorni e con l’aggiunta di 5 giorni epagomeni e un anno bisestile ogni quattro. Insomma, un calendario identico a quello alessandrino introdotto più di due millenni dopo, alla fine del I secolo a.C., come combinazione del calendario giuliano e del calendario civile egizio.

INTERPRETAZIONI FORZATE E ANALOGIE NON SUPPORTATE

Una teoria sicuramente affascinante che, tuttavia, non trova riscontro in due esperti di archeoastronomia: Juan Antonio Belmonte (Instituto de Astrofísica de Canarias e Universidad de La Laguna, Tenerife, Spagna) e Giulio Magli (Politecnico di Milano). Nel loro articolo, che sarà pubblicato anche su Antiquity, gli autori mostrano che la teoria si basa su una serie di interpretazioni forzate, nonché su discutibili numerologie e analogie non supportate.

L’ASTRONOMIA

Stonehenge, uno dei luoghi simboli del solstizio. Credit: Sally Wilson / Geomagazine.it

Prima di tutto, l’astronomia. Sebbene l’allineamento al solstizio sia abbastanza preciso, Magli e Belmonte mostrano che il lento movimento del sole all’orizzonte nei giorni vicini ai solstizi rende impossibile controllare il corretto funzionamento del presunto calendario, in quanto il dispositivo composto da enormi pietre dovrebbe essere in grado di distinguere posizioni con una precisione di pochi minuti d’arco, cioè meno di 1/10 di grado.
Quindi, mentre l’esistenza dell’asse mostra interesse per il ciclo solare in senso lato, non fornisce alcuna prova per dedurre il numero di giorni dell’anno concepito dai costruttori.

LA NUMEROLOGIA

In secondo luogo, la numerologia. Attribuire significati ai “numeri” di un monumento è sempre un procedimento rischioso. In questo caso, un “numero chiave” del presunto calendario, il 12, non è riconoscibile da nessuna parte, così come nessun mezzo per tenere conto del giorno epagomenale aggiuntivo ogni quattro anni, mentre altri “numeri” sono semplicemente ignorati (ad esempio, il portale di Stonehenge era composto da due pietre). Pertanto, la teoria soffre anche del cosiddetto “effetto selezione”, una procedura in cui solo gli elementi favorevoli a un’interpretazione desiderata vengono estratti dai record materiali.

I PARAGONI CULTURALI

Infine, paragoni culturali. La prima elaborazione del calendario di 365 giorni più 1 è documentata in Egitto solo due millenni dopo Stonehenge (ed entrò in uso altri secoli dopo). Pertanto, anche se i costruttori avessero preso il calendario dall’Egitto, lo avrebbero perfezionato da soli. Inoltre, avrebbero inventato da soli anche un edificio per controllare il tempo, poiché nulla del genere è mai esistito nell’antico Egitto: probabilmente gli egizi riflettevano nella loro architettura lo spostamento del loro calendario di 365 giorni attraverso le stagioni, ma questo è molto diverso. Inoltre, un trasferimento ed elaborazione di nozioni con l’Egitto avvenne intorno al 2600 a.C. e non ha basi archeologiche.

UN COSTRUTTO MODERNO

Il presunto calendario di Stonehenge “neolitico” con precisione solare, pertanto, si è dimostrato essere un costrutto puramente moderno le cui basi archeoastronomiche e calendariali sono imperfette.

Com’è avvenuto più volte in passato – per esempio, per le affermazioni (dimostrate insostenibili dalla ricerca moderna) che Stonehenge fosse usata per predire le eclissi – il monumento torna al suo ruolo di silenzioso testimone del paesaggio sacro dei suoi costruttori, ruolo che — come sottolineano Magli e Belmonte — nulla toglie al suo straordinario fascino e importanza.

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