Published On: Sab, Apr 22nd, 2023

Rilevati 19.000 vulcani sottomarini grazie ai dati satellitari

Un team di oceanografi della Scripps Institution of Oceanography, in collaborazione con un collega della Chungnam National University e un altro dell’Università delle Hawaii, ha mappato 19.000 vulcani sottomarini precedentemente sconosciuti.
Il fondale oceanico presenta un’ampia varietà di terreni. E come per la terraferma, le caratteristiche orografiche che risaltano sono le montagne. Così come per le terre emerse, esse possono essere create dalla tettonica delle placche o dalle eruzioni vulcaniche.

Attualmente è stato mappato solo un quarto del fondale marino, il che significa che nessuno sa quante montagne sottomarine esistano o dove potrebbero trovarsi. Questo può rappresentare un problema per i sottomarini: è già capitato che sommergibili abbiano impattato contro i rilievi, mettendo a rischio l’equipaggio. Inoltre, la scarsa conoscenza impedisce agli oceanografi di creare modelli descrittivi del flusso di acque oceaniche in tutto il mondo. 

Quando le correnti si imbattono nelle montagne sottomarine, vengono spinte verso l’alto, portano con sé acqua più fredda e si  mescolanano in modi non ancora ben compresi. Oggi, a causa del cambiamento climatico, tale mappatura è divenuta fondamentale, perché gli oceani assorbono più calore e anidride carbonica dall’atmosfera.

In questo nuovo sforzo, il gruppo di ricerca si è posto il compito di scoprire e mappare il maggior numero possibile di montagne sottomarine e per farlo, ha utilizzato i dati dei satelliti radar.
Nel documento, il team osserva che possedere mappe dettagliate aiuterebbe i geologi a mappare le faglie e il campo geomagnetico del pianeta. Inoltre, l’orografia complessa rappresentata dai rilievi delle profondità oceaniche può fornire habitat idonei a una vasta gamma di vita.

L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Earth and Space Science.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it