Published On: Mer, Dic 6th, 2023

L’intrigante mondo dell’oleandro: tra bellissimi fiori ed elevate tossicità

L’oleandro (Nerium oleander L.) è un’affascinante pianta, nota per la sua bellezza e il suo utilizzo come pianta ornamentale nei giardini di tutto il mondo. Questa pianta appartiene alla famiglia delle Apocynaceae ed è originaria delle regioni mediterranee, è spesso utilizzata come pianta ornamentale grazie ai suoi fiori dai colori vivaci e la sua capacità di resistere a condizioni ambientali avverse. La pianta in natura può essere ritrovata in luoghi sassosi o sabbiosi umidi, in special modo lungo i corsi d’acqua.

L’oleandro può raggiungere altezze anche di 2-4 m, in alcuni casi addirittura di 6 m. I suoi fusti sono legnosi e glabri e le sue foglie, con dimensione fino a circa 15 cm, sono allungate e coriacee, di colore verde più scuro sulla pagina superiore rispetto a quella inferiore. I fiori sono molto appariscenti e sono caratterizzati da un calice formato da 5 petali.  Il frutto è composto da due follicoli saldati tra loro che, una volta raggiunta la maturazione, si aprono disperdendo i semi: questi ultimi sono dotati di pappi brunastri che ne favoriscono la dispersione grazie all’aiuto del vento.

La bellezza dei suoi fiori

L’oleandro è apprezzato per i suoi fiori eleganti e variopinti riuniti in infiorescenze apicali. Dai toni delicati del bianco e del rosa ai rossi vibranti (tipo rosso carminio), accattivanti, questi fiori conferiscono alla pianta un aspetto molto gradevole che ne favorisce l’uso ornamentale.

Considerazioni sulla tossicità

È importante ricordare che tutte le parti dell’oleandro contengono sostanze tossiche chiamate glicosidi cardiaci, quindi tutta la pianta è velenosa! Tra questi glicosidi ricordiamo l’oleandrina, la neriina, la l-strofantina. Queste sostanze possono causare gravi problemi se ingerite o inalate (ad esempio se bruciate nel camino), quindi è fondamentale maneggiare questa pianta con estrema cautela. L’avvelenamento da oleandro procura sintomi come nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, depressione cardiocircolatoria, aritmie cardiache, sonnolenza, convulsioni, coma e arresto cardiaco. È una pianta mortale. Nonostante la sua tossicità, l’oleandro continua a essere una scelta popolare tra gli appassionati di giardinaggio che desiderano aggiungere una nota di colore e eleganza al loro spazio verde. L’utilizzo farmacologico di questa pianta è oramai estremamente raro o pressoché nullo a causa della sua notevole tossicità e anche del fatto che non presenta nessun vantaggio rispetto ad altri principi attivi attualmente utilizzati.

Coltivazione e manutenzione

L’oleandro è noto per la sua resistenza e adattabilità. Cresce bene in terreni ben drenati e sotto l’esposizione al sole. La potatura moderata contribuisce a mantenere la forma desiderata e a promuovere una crescita sana. Quando si manutiene questa pianta, è consigliabile indossare guanti protettivi per evitare il contatto con la linfa tossica.

Conclusioni

In conclusione, l’oleandro è una pianta dall’aspetto accattivante, ma è essenziale considerare la sua tossicità durante la sua coltivazione e la sua gestione. Sebbene possa aggiungere un tocco di bellezza al giardino, è consigliabile prestare attenzione e adottare precauzioni per garantire un ambiente sicuro. Con la giusta consapevolezza e cura, è possibile godere della bellezza dell’oleandro senza preoccupazioni e arricchire il proprio spazio verde con questa affascinante pianta.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

Bibliografia

  • Bulgarelli, G., & Flamigni, S. (2010). Le piante tossiche e velenose. Hoepli editore.
  • Capasso, F., R. de Pasquale and G. Grandolini (2011). Farmacognosia: Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali, Springer Milan.
  • Lodi, G. (2001). Piante officinali italiane. «Il nuovo Lodi». Italia: Edagricole.

Sitografia

About the Author

- Laureato in Scienze Naturali con indirizzo in conservazione delle natura e delle sue risorse presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, attualmente lavora per Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) come operatore didattico Oasi Lipu Gravina di Laterza. Ha ottenuto sempre presso l'Ateneo barese il titolo di dottore di ricerca in Scienze Ambientali ed è Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE. Contatti: manuel.marra@geomagazine.it