Published On: Sab, Mar 2nd, 2024

C’è più metano di quanto pensassimo: la scoperta tra i ghiacci canadesi

Il progressivo scioglimento dei ghiacciai sta rivelando una nuova prospettiva sul rilascio di metano, un potentissimo gas serra di cui non abbiamo ancora una stima precisa. Durante una spedizione condotta da una giovane ricercatrice dell’Università di Copenaghen nelle montagne del Canada nordoccidentale, sono state scoperte concentrazioni sorprendentemente elevate di metano nell’acqua di fusione proveniente da tre ghiacciai montani. Questo fenomeno inaspettato aggiunge nuove sfide alla comprensione delle emissioni di metano dalle regioni ghiacciate del pianeta.

L’entusiasmo della ricerca è palpabile durante l’avventura sul campo della studentessa di dottorato Sarah Elise Sapper. Le sue osservazioni, rese possibili grazie a un elicottero tra le maestose montagne dello Yukon, rivelano che l’acqua di fusione dei ghiacciai non solo scorre sotto forma di ruscelli, ma porta anche con sé una quantità significativa di metano.

CONCENTRAZIONI PIU’ ALTE RISPETTO ALLE PREVISIONI

Il territorio dello Yukon

Le misurazioni effettuate dalla ricercatrice hanno rivelato concentrazioni di metano molto superiori alle previsioni, con valori fino a 250 volte più alti rispetto alla norma atmosferica. Questa scoperta iniziale è stata confermata successivamente su altri due ghiacciai montani, Kluane e Dusty, suggerendo che la presenza di metano sotto i ghiacciai potrebbe essere più diffusa di quanto precedentemente ipotizzato.

Gli studiosi, inclusi il professore associato Jesper Riis Christiansen, coinvolto nello studio, sono rimasti sorpresi da questa scoperta. Suggeriscono che la presenza di metano sotto i ghiacciai, anche quelli di dimensioni ridotte rispetto alle calotte glaciali, potrebbe essere un fenomeno più comune di quanto si pensasse in precedenza. Questo solleva domande significative sulla comprensione attuale del ciclo del carbonio nei climi estremi.

UN PROCESSO POCO CHIARO

Inoltre, la scoperta mette in discussione l’idea precedente secondo cui il metano nell’acqua di fusione fosse presente solo in ambienti privi di ossigeno, come quelli sotto le grandi masse di ghiaccio. Insomma, il processo biologico che porta alla produzione di metano sotto i ghiacciai è ancora poco chiaro e richiede ulteriori ricerche per essere compreso appieno.

Dal punto di vista del cambiamento climatico, sebbene al momento non sembri che le emissioni di metano dai ghiacciai abbiano un impatto significativo, i ricercatori avvertono che questa conclusione potrebbe cambiare nel tempo. È importante monitorare attentamente l’evoluzione di questa situazione e comprendere meglio il comportamento del gas sotto i ghiacciai per prevederne eventuali impatti futuri sul clima globale.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it