Published On: Lun, Giu 29th, 2020

Acque reflue verso la tundra: nuovo sversamento in Russia

A un mese dal grave disastro ambientale avvenuto in Siberia, un altro sversamento ad opera di una fabbrica di metalli, la Norilsk Nickel, si è verificato nelle scorse ore. Circa 6 mila metri cubi di liquido utilizzato per il trattamento dei minerali è fuoriuscito verso la vicina Tundra, creando non poche polemiche, specie perché il gesto
sarebbe risultato volontario.

A smascherare l’accaduto il quotidiano indipendente Novaya Gazeta, che ha pubblicato un video che mostra grandi tubi metallici scaricare liquidi schiumogeni da uno dei serbatoi. In seguito alla segnalazione è seguito un botta e risposta tra i giornalisti, che confermano la volontarietà del gesto e affermano di aver visto rimuovere rapidamente le tubature all’arrivo sulla scena degli investigatori e del servizio di emergenza, e la portavoce della fabbrica, Tatiana Egorova, che ha spiegato ad AFP che i dipendenti avrebbero pompato “acqua depurata”.

A stemperare gli animi l’agenzia russa per le risorse naturali, la quale ha affermato che la decisione è stata presa per evitare un’emergenza ancor più grave in seguito alle forti piogge e ai recenti test condotti, che avrebbero aumentato drammaticamente il livello delle acque nei serbatoi. Una dichiarazione, tuttavia, che ammette le responsabilità della fabbrica.

Intanto i pesanti macchinari usati per la pulizia dei tubi hanno addirittura schiacciato un’auto, che secondo Interfax non ha causato danni a persone.

Purtroppo a pagarne le spese, in questo trambusto, è come sempre l’ambiente, ancora una volta deturpato dall’attività antropica.

Nonostante sia impossibile determinare sin dove siano arrivate le acque di scarico, i servizi di emergenza locali in una nota hanno affermato che non avrebbero raggiunto il vicino fiume Kharayelakh. E questa è una buona notizia.

Il comitato investigativo ha aperto un’inchiesta.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it