Published On: Dom, Lug 19th, 2020

Quando osserveremo la prossima grande cometa?

La cometa NEOWISE ha catturato l’attenzione di astronomi e appassionati della volta celeste che hanno scandagliato il cielo per regalarci innumerevoli scatti dell’astro chiomato.
La maggior parte di essi sono astrofotografi esperti che ottengono risultati ben diversi da ciò che è possibile vedere senza l’ausilio di strumenti.

In effetti, la cometa C/2020 F3 si è resa visibile anche ad occhio nudo da cieli particolarmente bui e in alcuni momenti specifici, prima dell’alba e successivamente al tramonto, ma non sono mancate delusioni da parte di astrofili che non sono riusciti nemmeno a rintracciarla.

Ora comincia il suo declino. Questa vagabonda spaziale ha già perso in parte la sua luminosità e dopo l’approccio con il nostro pianeta che avverrà tra qualche giorno, proseguirà il suo lungo cammino verso la periferia del nostro sistema solare.

NEOWISE è stata una bella cometa, ma non è stata una grande cometa. Le ultime due grandi comete, molto belle, furono la McNaught nel 2007 e la Lovejoy nel 2011, entrambe però visibili principalmente nell’emisfero australe. L’ultima grande cometa dell’emisfero settentrionale fu invece l’indimenticabile Hale-Bopp, che tra il 1996 e il 1997 fece ampiamente parlare di sé. Per settimane divenne un appuntamento fisso nel cielo occidentale e probabilmente divenne una delle più osservate della storia.
Infranse il precedente record di longevità nei nostri cieli, rimanendo ben visibile per 18 lunghi mesi, affascinando anche gli osservatori più occasionali.
E ancor prima, si ricorda la maestosa WEST, la grande cometa del 1976 che in virtù della frammentazione di quella precedente, non ebbe l’importanza che meritava per paura di un’ulteriore disgregazione.

UNA GRANDE COMETA

Non esiste una definizione ufficiale. Solitamente si valuta la luminosità, la longevità e l’ampiezza dell’astro. Una grande cometa, considerando l’inquinamento luminoso ormai insostenibile degli ultimi anni, dovrebbe brillare di magnitudine -3 o -4 e avere una o più code che si estendono per almeno 30° per essere osservata al meglio anche da cieli medi. Nei casi più favorevoli, divenire visibile addirittura durante il giorno.
Tuttavia, la tecnologia rispetto al passato ha mosso passi da gigante, permettendo anche da cieli poco tersi di immortalare stupende immagini degli astri.
Paragonando la Hale-BOPP alla NEOWISE ci accorgiamo da subito di enormi differenze. Oltre alla già citata visibilità che si protrasse per un anno e mezzo, il nucleo della cometa del 1996 fu stimato in 60 chilometri, contro i 5 chilometri di quella attuale. Tuttavia, la Hale Bopp mostrò una coda di soli 10°, anche se estremamente luminosa.

LA PROSSIMA? 

Fermo restando che effettuare previsioni deterministiche, allo stato attuale, è impossibile, è però possibile tracciare una sorta di percentuale di probabilità legata agli eventi passati.
Osservando i dati dal 1680, si ritiene che una grande cometa potrebbe rendersi visibile ogni 5 anni.
Tuttavia, la variabilità attorno a quella media è a sua volta di circa cinque anni (deviazione standard). Ciò significa che, in media, una grande cometa arriva ogni 5-10 anni.
E’ bene sottolineare che una media può essere composta anche da eventi ravvicinati, come avvenne nel 1910-1911, quando quattro grandi comete si resero visibili nei nostri cieli. O come avvenne tra il 1996 e il 1997 con Hyakutake e la stessa Hale-Bopp.
Ci sono poi quelle che passano alla storia, proprio come la WEST e la HALE-BOPP, dove la probabilità sale anche a 25-40 anni.

Tenendo conto dell’attività cometaria degli ultimi due secoli e mezzo, non è da sottovalutare la tendenza di osservare più comete nell’emisfero meridionale del mondo.
Tuttavia, visto che l’emisfero meridionale ha osservato due grandi comete nell’ultimo secolo, le probabilità di una grande cometa nei prossimi anni per l’emisfero settentrionale restano in pole. Chi vivrà vedrà…!!!

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it