Published On: Gio, Ott 29th, 2020

La Niña, WMO prevede un evento moderato o forte per tutto l’inverno

Come già anticipato in questo articolo, anche secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) “La Niña” dovrebbe durare fino al prossimo anno, influenzando le temperature, le precipitazioni e le tempeste in molte aree del mondo. Inoltre, secondo l’agenzia, potrebbe anche contribuire a una stagione degli uragani insolitamente attiva.

Tradotto dallo spagnolo come “bambina”, si tratta di un fenomeno atmosferico naturale oceanico caratterizzato da temperature della superficie del mare più fresche della media attraverso l’Oceano Pacifico centrale e orientale vicino all’equatore. E’ agli antipodi rispetto a El Niño (il ragazzino), che presenta temperature della superficie marina più calde della media in quella regione.

Tuttavia, nonostante la sua presenza voglia dire un raffreddamento delle temperature globali, l’attuale Global Warming potrebbe peggiorare o distorcere gli effetti di tali fenomeni.

Tutti gli eventi climatici che si verificano in natura ora si svolgono in un contesto di cambiamento climatico indotto dall’uomo che sta esacerbando condizioni meteorologiche estreme e influenzando il ciclo dell’acqua“, ha detto il capo dell’OMM Petteri Taalas.

La Niña ha un effetto di raffreddamento sulle temperature globali, ma questo è più che compensato dal calore intrappolato nella nostra atmosfera dai gas serra“, ha sottolineato. “Pertanto, il 2020 rimane sulla buona strada per essere uno degli anni più caldi mai registrati e il 2016-2020 dovrebbe essere il quinquennio più caldo mai registrato“, ha detto Taalas.
Gli anni di La Nina ora sono più caldi anche degli anni con forti eventi di El Nino del passato.”

L’ultima volta, tra Novembre 2017 e Aprile 2018, La Niña si è presentata per breve tempo e in maniera relativamente debole. Quest’anno invece, dovrebbe essere da moderata a forte, tanto da rappresentare un record dell’ultimo decennio.

L’agenzia delle Nazioni Unite ha indicato nuovi dati che indicano che La Niña di quest’anno porterebbe tra le altre cose a precipitazioni al di sotto del normale nella regione del Corno d’Africa e nell’Asia centrale, mentre il sud-est asiatico, alcune isole del Pacifico e la parte settentrionale del Sud America vedrebbero più pioggia del solito.

Maxx Dilley, vicedirettore dell’OMM a capo del programma climatico dell’agenzia, ha detto che La Niña potrebbe anche contribuire alla stagione degli uragani atlantici insolitamente attiva di quest’anno.

C’è una connessione tra La Niña ed El Niño e la frequenza degli uragani. El Niño tende a sopprimere la frequenza e La Niña tende a incoraggiarli, quindi se abbiamo una forte stagione degli uragani, La Niña potrebbe contribuire“, ha spiegato.

Il suo commento è arrivato dopo che la ventisettesima tempesta della stagione, l’uragano Zeta, ha attraversato gli Stati Uniti meridionali.

A settembre, i meteorologi sono stati costretti a usare l’alfabeto greco per nominare le tempeste atlantiche per la seconda volta in assoluto, dopo che la stagione degli uragani del 2020 ne ha presentati troppi rispetto alla media,  terminando con la tempesta tropicale Wilfred.

Zeta avrebbe dovuto essere l’ultimo uragano della stagione, che in genere va da giugno a ottobre, anche se il riscaldamento degli oceani, che fornisce più energia, ha permesso alle tempeste di infuriare più avanti nel corso dell’anno.

La Niña dovrebbe creare condizioni più asciutte del normale negli Stati Uniti meridionali e nel Messico settentrionale nei prossimi tre mesi.

Quindi si potrebbe passare dagli uragani e dalle inondazioni a condizioni di siccità in maniera abbastanza rapida.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it