Published On: Lun, Apr 4th, 2022

Un’alga tinge di viola il lago d’Averno

Il lago d’Averno, che nell’antichità era considerato l’ingresso agli inferi, si trova nella zona dei Campi Flegrei. Siamo in Campania, vicino a Pozzuoli, in una zona vulcanica. Il lago si trova all’interno di un cratere spento e un tempo si considerava come l’accesso all’Ade, per via di esalazioni di gas tossici provocati dall’attività vulcanica.

L’area del lago e il circondario sono protetti dal Parco Regionale Campi Flegrei, seppur in passato il bacino naturale abbia subito sversamenti fognari, oggi mantiene una sua naturalità. Da qualche settimana però il lago si è colorato di un rosso violaceo facendo pensare ai più ad un problema di inquinamento oppure legato al bradisismo (fenomeno legato all’attività vulcanica con alzamenti e abbassamenti del suolo).

A tal proposito sono stati diramati diversi comunicati stampa da parte degli enti preposti e dei ricercatori al fine di dare una spiegazione a tale fenomeno naturale. Il dott. Bravi dell’Università Federico II di Napoli ci illustra cosa sta accadendo:

L’arrossamento delle acque del lago d’Averno è dovuto alla massiva fioritura (Algal Bloom) del cianobatterio Planktothryx rubescens. Questo fenomeno non è nuovo, infatti si è manifestato negli ultimi anni, nel 2007 e nel 2017 e, con cadenze tra i 5 e i 10 anni, anche nei decenni precedenti.
A fine inverno-inizio primavera, numerose microalghe tendono a sviluppare fioriture massive in ambienti lacustri e lagunari, specie se le acque di questi bacini sono alcaline (ph elevato, come al lago d’Averno) e se in concomitanza, sono presenti nutrienti abbondanti quali i composti del Fosforo, Azoto e Potassio (i nutrienti di base per tutti gli organismi vegetali).
Cianobatteri come Planktothrix rubescens, o come Microcystis aeruginosa, fiorita anch’essa in gennaio al lago d’Averno, producono cianotossine che, se in eccesso, possono danneggiare la vita animale legata al lago (pesci, uccelli palustri, mammiferi che bevono le acque).
All’Averno d’altronde, in base alle analisi ultimamente effettuate, tali nutrienti non sono risultati eccessivamente abbondanti, benchè sia possibile una loro rimobilizzazione dai sedimenti del fondale (indagini in corso). Il Bloom algale sembra pertanto collocarsi piuttosto nel quadro dei fenomeni simili che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, si stanno manifestando con frequenza sempre maggiore in bacini acquei dell’intero pianeta.
In definitiva, il fenomeno in corso non sembra imputabile a disequilibri dell’ecosistema lacustre generati da locali attività antropiche, ma bensì ad attività umane che hanno riflessi globali, come l’aumento delle temperature sul pianeta.
Dunque un fenomeno diciamo naturale seppur da quanto ci dicono gli esperti il tutto potrebbe essere anche riconducibile ai cambiamenti climatici. Vi proponiamo un bel video girato con il drone in questi giorni:
Fonti consultate: Parco Regionale Campi Flegrei, Local Team

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45