Published On: Mar, Dic 6th, 2022

Perché l’emisfero australe è più tempestoso di quello boreale?

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Per secoli, l’uomo ha saputo ben poco dell’emisfero australe in termini meteorologici. In effetti il campo della fisica del tempo e del clima è relativamente giovane rispetto a molti altri. Fu solo dopo la seconda guerra mondiale, grazie ai contributi forniti all’Università di Chicago dal Prof. Carl-Gustaf Rossby, che gli scienziati iniziarono a costruire modelli fisici che guidassero il tempo e il clima su larga scala.

Inoltre le stazioni di rilevamento sono dislocate soprattutto sulla terraferma, e l’emisfero australe rispetto a quello boreale dispone di molti più oceani. Tuttavia, gli esploratori raccontavano di temibili tempeste a sud del mondo con onde alte come colline che mettevano a rischio il loro viaggio.

IL PRESENTE

Nella nostra epoca, grazie ai dati satellitari globali, alle boe di rilevamento e alla tecnologia ormai presente sulle imbarcazioni, è stato possibile tracciare un bilancio accurato: l’emisfero australe è più tempestoso rispetto a quello boreale del 24%, avendo a disposizione una corrente a getto più evidente ed eventi meteo più intensi.
Il motivo per cui ciò accade è rimasto nascosto sino allo studio condotto dalla scienziata del clima dell’Università di Chicago, Tiffany Shaw, il quale delinea la prima spiegazione concreta. Shaw e i suoi colleghi hanno trovato due principali colpevoli: la circolazione oceanica e le grandi catene montuose dell’emisfero settentrionale.
Lo studio ha anche rilevato che questa asimmetria temporalesca è aumentata dell’era dei satelliti negli anni ’80. Il team ha anche scoperto che l’aumento era qualitativamente coerente con le previsioni sui cambiamenti climatici da modelli basati sulla fisica.

LO STUDIO

Ad aiutare Shaw, Osamu Miyawaki del National Center for Atmospheric Research e Aaron Donohoe dell’Università di Washington, grazie ad ipotesi tratte da studi propri e precedenti che hanno aiutato a riunire più linee di prova, osservazioni, teorie e simulazioni basate sulla fisica del clima. Hanno quindi usato un modello numerico del clima costruito sulle leggi della fisica che riproduceva le osservazioni, rimuovendo diverse variabili e quantificando l’impatto di ognuna sulle tempeste.

Il Gran Paradiso (Credit Qui montagna)

La prima variabile che hanno testato è la topografia. Grandi catene montuose interrompono il flusso d’aria riducendo le tempeste. In effetti, la prova del nove è arrivata quando gli scienziati hanno appiattito ogni montagna sulla Terra, dove circa la metà della differenza tra i due emisferi è scomparsa.

L’altra metà aveva a che fare con la circolazione oceanica. L’acqua si muove intorno al globo come un nastro trasportatore molto lento ma potente: affonda nell’Artico, viaggia lungo il fondo dell’oceano, risale vicino all’Antartide e poi risale vicino alla superficie, portando con sé energia. Questo crea una differenza di energia tra i due emisferi. Quando gli scienziati hanno cercato di eliminare questo nastro trasportatore, hanno visto scomparire l’asimmetria.

ASIMMETRIA IN AUMENTO

Dopo aver risposto alla domanda fondamentale sul perché l’emisfero australe è più tempestoso, i ricercatori sono passati a esaminare come sono cambiate le tempeste da quando siamo stati in grado di seguirle. Esaminando gli ultimi decenni di osservazioni, hanno scoperto che l’asimmetria della tempeste è aumentata durante l’era dei satelliti a partire dagli anni ’80. Cioè, l’emisfero australe sta diventando ancora più tempestoso, mentre il cambiamento in media nell’emisfero settentrionale è stato trascurabile.

I cambiamenti delle tempeste nell’emisfero australe sono collegati ai cambiamenti nell’oceano. Hanno scoperto che un’influenza oceanica simile si sta verificando nell’emisfero settentrionale, ma il suo effetto è annullato dall’assorbimento della luce solare a causa della perdita di ghiaccio marino e neve.

Gli scienziati hanno anche verificato e scoperto che i modelli utilizzati per prevedere i cambiamenti climatici nell’ambito del rapporto di valutazione dell’IPCC mostravano gli stessi segnali: aumento delle tempeste nell’emisfero australe e cambiamenti trascurabili nell’emisfero settentrionale, che funge da importante controllo indipendente sulla precisione di questi modelli.

COMPRENDERE IL FUTURO

Avere una profonda comprensione dei meccanismi fisici alla base del clima e della sua risposta ai cambiamenti causati dall’uomo, come quelli descritti in questo studio, è fondamentale per prevedere e comprendere cosa accadrà con l’accelerazione del cambiamento climatico.

Ponendo queste basi di comprensione, aumentiamo la fiducia nelle proiezioni sui cambiamenti climatici e quindi aiutiamo la società a prepararsi meglio agli impatti dei cambiamenti climatici“, ha affermato Shaw. “Uno dei temi principali della ricerca è capire se i modelli ci stanno fornendo buone informazioni, in modo che possiamo fidarci di ciò che dicono sul futuro. La posta in gioco è alta ed è importante ottenere la risposta giusta per il motivo giusto“, ha concluso la scienziata.

I risultati sono pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it