Published On: Dom, Gen 1st, 2023

Sempre più ‘caldo’ sulle Alpi: quale scenario per gli sport invernali?

Nonostante la storia dello sci risalga a millenni prima della nascita di Cristo, grazie al primo reperto rinvenuto a 1.200 km a nord-est di Mosca nel lago Sindor, esso fu introdotto sulle Alpi relativamente tardi. Il primo impianto di risalita fu sviluppato nella località svizzera di Davos nell’inverno 1934, quando il clima mondiale era più freddo di quello odierno. Il turismo invernale in breve tempo decollò.
Più tardi Thomas Cook iniziò ad offrire agli inglesi l’opportunità di sciare nel primo decennio del XX secolo e lo sci alpino divenne ulteriormente popolare con la sua introduzione alle Olimpiadi invernali del 1936, portando a una grande crescita delle infrastrutture.
Le stagioni invernali erano regolari e prevedibili, con neve fresca che riforniva le piste. Tuttavia, negli ultimi anni la situazione sta velocemente peggiorando, con terreni brulli e privi della coltre nevosa anche a quote elevate.

Il piccolo paese di Saint Firmin. Credit: Wikipedia

Il piccolo villaggio francese di Saint-Firmin ha recentemente rimosso il suo impianto di risalita (che risaliva al 1964) perché privo di neve da oltre un decennio.
Recentemente, sette degli otto eventi di Coppa del Mondo di inizio stagione sono stati annullati a causa di un’altra estate molto calda sulle Alpi, con temperature da record che hanno raggiunto anche gli ambienti d’alta quota. E i presagi non sono buoni. 

Le temperature medie sono già aumentate di 2°C dai tempi preindustriali, circa il doppio della media globale. Poiché il ghiaccio e la neve sono più riflettenti della roccia e del suolo sottostanti, una quantità inferiore sul terreno permette l’assorbimento di una quantità maggiore di calore dalla terraferma. Il terreno più caldo, a sua volta, rende più difficile alla neve di raccogliersi e rimanere ghiacciata, alterando il ciclo.

Il 2022 è stato un anno terribile per i ghiacciai alpini con un eccessivo scioglimento e la scomparsa di interi ghiacciai. Il pulviscolo sahariano portato dal vento ha persino avvolto la neve alpina a metà marzo, trasformandola in un inquietante tappeto arancione simile all’ambiente marziano, e quindi facendole assorbire ancora più calore.

Le previsioni a lungo termine suggeriscono che le Alpi in generale potrebbero essere prive di ghiacciai ogni estate entro il 2100, con tracce di neve e ghiaccio solo ad alta quota. Per evitare questo scenario, il mondo dovrebbe ridurre notevolmente le emissioni, dal momento che la comunità scientifica è ormai concorde nell’imputare gran parte delle colpe del cambiamento climatico all’attività antropica.

Tenendo conto di tutto ciò, i paesi alpini sono stati costretti a sperimentare e innovare. In Svizzera, il ghiacciaio del Rodano è stati ricoperto di tessuti permeabili per rallentare lo scioglimento. Ma questi portano le loro conseguenze in termini di degrado materiale e inquinamento locale.

Alcuni resort stanno cercando di promuovere alternative come le vacanze invernali a piedi

Le stazioni sciistiche non riposano sugli allori stagionali. Nei villaggi turistici d’oltralpe c’è un crescente interesse su come sviluppare un’industria turistica a emissioni zero che ponga molta meno enfasi sui viaggi in aereo e in auto. Con una stagione sciistica più breve, alcuni resort stanno cercando di promuovere alternative come le vacanze invernali a piedi, mentre altri avvertono che lo sci e lo snowboard diventeranno sempre più appannaggio di ricchi e privilegiati poiché i resort sono costretti a investire in una maggiore produzione di neve artificiale e nella conservazione della neve.

Le attività invernali sono fondamentali per i paesi montuosi d’Europa e la Convenzione delle Alpi (entrata in vigore nel 1995) è stato un tentativo di firmatari tra cui Austria, Francia, Germania e il piccolo Principato di Monaco di coordinare gli approcci alle risorse, ai trasporti e al turismo. Ma le temperature da record e il ritiro dei ghiacciai creano tensioni, poiché la scarsità d’acqua influisce sulla capacità di generare energia idroelettrica e interrompe l’approvvigionamento idrico per gli utenti a valle in tutta la regione.

Le prospettive sono fosche per lo sci e gli sport invernali nelle Alpi europee. Secondo i rapporti svizzeri, il 50% delle piste da sci del paese è stato coperto di neve artificiale per la stagione 2020-21. Il processo richiederà molta acqua e temperature sufficientemente basse da consentire alla nebbia di congelarsi e trasformarsi in neve.

Salvare l’economia invernale nelle località alpine si rivelerà molto impegnativo. Lo sci non scomparirà da un giorno all’altro, ma si ritroverà a operare in un’Europa in cui l’inverno come lo conosciamo sembra stia scomparendo.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it