Published On: Mar, Feb 21st, 2023

Il manufatto romano era un sex-toy? Quando il condizionale diviene d’obbligo

In questi giorni sui media è stata riportata la notizia del ritrovamento del primo sex-toy dell’antica Roma. Il manufatto nel forte di Vindolanda potrebbe essere stato utilizzato come dispositivo sessuale piuttosto che come portafortuna? Si, ma non rappresenta una certezza.

Inizialmente si pensava che l’oggetto fosse uno strumento da cucito, in quanto ritrovato accanto a dozzine di scarpe e accessori per abiti, ma una nuova analisi condotta da esperti dell’Università di Newcastle e dell’University College di Dublino ha suggerito che potesse trattarsi del primo esempio noto di fallo disincarnato.

OGGETTI DIFFUSI

Erano oggetti diffusi in tutto l’impero e si credeva che fossero una sorta di talismani, spesso raffigurati in affreschi e mosaici. Inoltre, piccoli falli portatili fatti di osso o metallo erano comunemente indossati come ciondoli intorno al collo.

Ma il team di ricerca pensa che l’oggetto, originariamente trovato a Vindolanda nel 1992, potrebbe essere stato usato per qualcosa di più che per scongiurare il male. L’analisi ha rivelato che entrambe le estremità del fallo erano notevolmente più lisce, indicando un contatto ripetuto nel tempo.

TRE POSSIBILI SPIEGAZIONI

In un documento di discussione pubblicato sulla rivista Antiquity, il team esplora tre possibili spiegazioni. Uno di questi è che l’oggetto a grandezza naturale sia stato utilizzato come strumento sessuale.

Un’altra possibilità, afferma il team, è che l’oggetto possa essere stato usato come pestello, sia per scopi culinari che per macinare ingredienti per cosmetici o trattamenti medicinali. Le sue dimensioni potrebbero averlo reso facile da tenere in mano mentre la sua forma avrebbe impregnato il cibo o gli ingredienti preparati con proprietà magiche percepite.

La terza possibile funzione è che il fallo potesse essere stato inserito in una statua che i passanti avrebbero toccato come portafortuna o per assorbire o attivare la protezione dalla sfortuna, cosa comune in tutto l’impero romano.

Se così fosse, la statua sarebbe stata probabilmente situata vicino all’ingresso di un edificio importante come la casa dell’ufficiale in comando o l’edificio del quartier generale. Ipotesi remota, dal momento che le prove indicano che si trovava all’interno o esposta all’esterno solo per un certo periodo di tempo.

POCHE CERTEZZE

Insomma, a differenza di quano sbandierato in questi giorni dai media, gli archeologi non hanno certezze circa la sua destinazione d’uso. Sappiamo che gli antichi romani e greci usavano strumenti sessuali, ma non è detto che questo oggetto ne fosse un esempio. 
Una cosa è certa: l’oggetto in legno è sopravvissuto per quasi 2000 anni in condizioni stabili. Una rarità, visto che essi sono sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici e dell’alterazione delle falde acquifere.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it