Published On: Gio, Mag 9th, 2024

AR3664, una vasta regione attiva sul Sole

Il Sole ci fornisce il calore necessario affinché sul nostro pianeta possa esistere la vita. Tuttavia, la nostra stella è capace di bombardarci periodicamente con nubi di plasma incandescente e particelle cariche che vanno ad impattare sul nostro campo magnetico. In queste situazioni i satelliti in orbita, gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), le linee elettriche, i sistemi GPS, le comunicazioni e persino il traffico aereo possono subire danni o interruzioni.

L’EVENTO CARRINGTON

Nel 1859 l’astronomo inglese Richard Carrington riuscì a trovare una correlazione tra tempeste solari e aurore polari. Carrington era un astronomo ricco; suo padre possedeva la birreria reale in una città vicina e aveva invitato il figlio a partecipare ad un seminario. Egli, tuttavia, era più interessato alla matematica e all’astronomia e dopo aver completato gli studi al Trinity College, andò a lavorare presso l’osservatorio dell’Università di Durham. Dopo averci trascorso tre anni della sua vita, Richard si sentiva frustrato a causa dell’incapacità dell’università ad acquistare nuovi strumenti per l’osservatorio.

Nel 1852 quindi, decise di dimettersi e di sfruttare la ricchezza della sua famiglia per costruire un moderno osservatorio nella sua proprietà a Redhill, non lontano da Londra. Con l’aiuto di un assistente riuscì a completarlo nel 1854, cominciando a lavorare sulla catalogazione delle stelle circumpolari, un progetto che gli valse una medaglia d’oro dalla Royal Astronomical Society nel 1859.

Il 1 Settembre 1859, alle 11:18, mentre effettuava banali lavori di routine, osservò l’esplosione di un massiccio flare solare. Ebbe la fortuna di essere al posto giusto e al momento giusto, e quindi fu il primo essere umano ad aver osservato un brillamento solare, noto oggi come l’Eevento Carrington, in suo onore.

In mancanza di un telescopio a raggi X, come quelli moderni che gli astronomi utilizzano per osservare il Sole, lavorò con la tecnica della proiezione dell’immagine su un grande schermo bianco. Guardare infatti la nostra stella direttamente con il telescopio risultava troppo pericoloso e avrebbe potuto provocargli danni alla retina. Osservò quindi le ombre dei filamenti incrociati, che gli permisero di calcolare il periodo di rotazione delle macchie solari.

Carrington prese quanti più dati possibili, arrivando a realizzare anche dei diagrammi sulle sue osservazioni. In quel periodo il Sole fece registrare una intensa attività, tanto che osservò una vera e propria esplosione di due macchie solari, divulgando tutto in un articolo della Royal Astronomical Society.

L’astronomo, agitato dalla scoperta, cercò qualcuno che potesse condividere quell’immagine, ma al suo ritorno, dopo meno di 60 secondi, notò che quello spettacolo si era già notevolmente indebolito. Dal 1859 gli astronomi hanno cominciato ad osservare migliaia di brillamenti solari, anche se nessuno come quello osservato da Carrington. La meteorologia spaziale era agli albori.

L’EVENTO ATTUALE

Attraversando quasi 200.000 chilometri da un’estremità all’altra, AR3664 è una regione attiva visibile in queste ore sulla nostra stella che ricorda quella famosa macchia solare. E’ 15 volte più grande della Terra, e così grande da rendersi visibile senza l’ausilio di ingrandimenti. Inoltre, è possibile proiettarne l’immagine su un marciapiede o uno schermo bianco, proprio come fece Carrington nel XIX secolo.

Gli studi indicano che le tempeste di classe Carrington si verificano approssimativamente ogni 40-60 anni e generalamente non causano danni importanti. Le espulsioni di massa coronale attualmente in viaggio verso la Terra non raggiungeranno l’intensità dell’evento del 1859, ma rimane saggio tenere d’occhio questa regione attiva mentre la Terra si trova nella sua zona di impatto. Ribadiamo, anche se potrebbero verificarsi delle tempeste geomagnetiche, l’evento non ha la stessa intensità di 165 anni fa.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it