Published On: Mar, Ago 15th, 2023

Spot Anni ’80, nostalgia e il disgelo della cortina di ferro

Della nostalgia degli anni ’90 ve ne abbiamo parlato in diversi articoli. In particolare in uno dove abbiamo trattato quel decennio che oggi ricordiamo come magico, forse perché molti erano più giovani, ma che non fu certo un decennio facile. 

Facciamo oggi un breve salto al decennio precedente: i mitici anni ’80. Come dicevamo spesso il passato lo definiamo sempre mitico per via dei nostri ricordi, spesso di gioventù. Anche su questo decennio le pagine sui social nostalgiche sono innumerevoli e sono in particolare gli spot a darci una chiave di lettura dell’epoca. Brevissimi corti che ci mostrano un quadro dell’epoca seppur non sempre così corrispondente alla realtà. Per lo meno però possiamo anche capire come il boom degli spot pubblicitari, che qualcuno dice “i film interrompevano gli spot”, in particolare per la qualità, abbiano influenzato il mercato di allora e quali messaggi si volevano far passare.

Gli anni ’80 furono anche, a livello internazionale, gli anni del “disgelo” fra il blocco occidentale e quello sovietico, culminati con il crollo del muro di Berlino il 9 novembre 1989. Un evento storico che chiuse quel decennio. Uno dei pezzi più belli della canzone italiana di quegli anni è “Cosa resterà degli anni ’80” di Raf e oggi possiamo dire che di quegli anni è rimasto molto, in particolare proprio il crollo del muro che ha cambiato l’Europa, e non solo, per sempre o per lo meno fino al prossimo evento di tale portata.

Prima del crollo del muro, andare “oltre cortina” non era molto semplice e le aperture verso i paesi occidentali erano cosa rarissima. Ci sono però due spot italiani degli anni ’80 che sono frutto di queste piccole aperture. Uno di inizio anni ’80 in Cina e uno in Russia nel 1989. Il primo è uno spot del Rabarbaro Zucca, per chi non lo conoscesse un amaro, che fu girato in Cina. La protagonista dello spot è Isabella Rossellini figlia del noto regista. Lo spot voleva far passare il messaggio che il rabarbaro era autentico e arrivava direttamente dalle selezionate colture cinesi. Allora i prodotti cinesi non erano ancora visti come oggi e i nostri mercati non erano ancora invasi di “cineserie” in particolare di quei prodotti di bassa qualità.

L’altro spot è quello della Barilla, girato nel 1989 a Mosca. Una sorta di spot premonitore di una distensione fra i due blocchi che si sarebbe concretizzata dopo qualche mese. Nello spot qualcuno riconoscerà l’attrice Natasha Hovey nota al grande pubblico per due film di Verdone come “Acqua e Sapone” del 1983 e poi “Compagni di Scuola” del 1988.

Lo spot di Barilla ci fa vedere un mondo quasi fatato con il sottofondo della mitica colonna sonora di Vangelis “Hymne”. Pezzo che tutti provavamo a suonare con il flauto o con la pianola ed era semplicemente conosciuta come la canzone della Barilla. Lo spot ritrae una giovane coppia in un viaggio romantico in una Mosca magicamente innevata. La coppia si sposta poi in un ristorante russo. Ovviamente dopo aver letto il menù esclusivamente in russo, comportamento tipico di noi italiani (non neghiamolo), cercano la pasta. Certo non poteva essere altrimenti il “dove c’è Barilla, c’è casa”, e nonostante la difficoltà della lingua, spunta un pacco di spaghetti e l’orchestrina del ristorante attacca con il noto jingle. Questo spot, come dicevamo, anticipa se vogliamo quella che sarà la distensione e il potersi spostare e viaggiare anche dove non si poteva. Nel 1989 la situazione era giorno dopo giorno più aperta e forse anche per questo fu concesso di girare questo spot. Dunque seppur un pò caramellato, e ci fa ancora emozionare, il messaggio scevro di quello spot può essere visto davvero come un passaggio importante della storia.

Gli spunti di quella pubblicità e di tanti altri bellissimi spot sono poi molti altri e un po’ caratteristici di quegli anni che almeno sulla carta segnarono un benessere del nostro Paese. La classe media era una fetta di popolazione ampia e poteva permettersi belle macchine, viaggi ecc. Era la “Milano da bere”, l’Italia dei “giovani di successo”, l’Italia che nel 1992, quindi dopo quel decennio, diventava in termini di PIL la quarta potenza mondiale. Di certo credo che quell’euforia l’abbiamo pagata a caro prezzo dopo, ma nonostante questo vediamo quegli spot con tanta nostalgia di un tempo non troppo passato dove tutte sembrava più sereno, più caloroso e più semplice. Sarà stato davvero così? Le pagine nere degli anni ’80 sono tante e non è difficile andarle a cercare, ma oggi vogliamo restare in quel mondo caramellato di quegli anni e sognare come si sognava allora perché oggi lo facciamo molto meno.

Fonti Consultate: Archivio Storico Barilla

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45