Published On: Mar, Nov 7th, 2023

Le più intense tempeste solari dal 1582 all’era moderna…

Il Sole ci fornisce il calore necessario affinché sul nostro pianeta possa esistere la vita. Tuttavia, la nostra stella è capace di bombardarci periodicamente con nubi di plasma incandescente e particelle cariche che vanno ad impattare sul nostro campo magnetico. In queste situazioni i satelliti in orbita, gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), le linee elettriche, i sistemi GPS, le comunicazioni e persino il traffico aereo possono subire danni o interruzioni.

IL 30 OTTOBRE 1903

Il 30 Ottobre 1903, nonostante un periodo caratterizzato da un minimo solare, una delle tempeste geomagnetiche più intense della storia moderna colpì la Terra. Tutto il mondo dovette fare i conti con un evento (presumibilmente di scala G5) che fece schizzare fuori scala gli strumenti a disposizione. Dopo accurate indagini, quella tempesta fu classificata come la sesta più intensa dal 1850, appena meno forte di quella che nel Marzo 1989 causò estesi blackout nel Quebec.
 
Tutto cominciò con una macchia solare moderatamente grande rivolta verso il nostro pianeta. Improvvisamente un brillamento, presumibilmente di classe X (non esistevano satelliti che potessero misurarne l’intensità), scagliò un forte flusso di particelle cariche ad alta velocità nello spazio, generando un’instabilità nel campo magnetico terrestre. A quei tempi le tempeste solari venivano classificate utilizzando l’indice DST (disturbance storm time, Kyoto Dst), che fornisce informazioni sulla forza delle correnti provocate dal vento solare attorno alla Terra. Un valore negativo indica che il campo magnetico risulta indebolito, e il valore calcolato per quella tempesta fu di -531 nT. Per confronto, l’evento Carrington del 1859 misurò un valore di -900 nT.
 
A 27 ore dall’espulsione di massa coronale, un’enorme nube di plasma raggiunse la Terra, interrompendo qualsiasi comunicazione.
A Chicago, le tensioni nelle linee telefoniche salirono a 675 volt – “abbastanza per uccidere un uomo” secondo i titoli del Chicago Sunday Tribune. Gli operatori di telegrafia a Londra scoprirono di non poter inviare messaggi chiari in America Latina, Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Algeria.
Nel frattempo, le aurore si diffusero attraverso gli emisferi. L’aurora australe fece capolino direttamente nel Nuovo Galles del Sud, in Australia, mentre l’aurora boreale scese oltre il Colorado. La tempesta del 1903 si colloca, pertanto, a poca distanza da quelle più intense della storia.

MARZO 1582

– Nel mese di Marzo del 1582 tutto il mondo riferì di uno strano bagliore nel cielo. Da Lipsia (Germania) a Yecheon (Corea del Sud), da Kyoto (Giappone) ad una dozzina di città in Europa e in Asia. “Un grande incendio apparve nel cielo a nord e durò tre notti“, scrisse uno scriba portoghese.
In effetti per le basse latitudini fu un evento straordinario. Più a nord gli abitanti erano già consapevoli delle aurore, a differenza di chi viveva vicino l’Equatore. Fu descritto come un evento diverso da qualsiasi altro evento celeste, visibile persino in Florida, in Egitto e nel Giappone meridionale.
Molti abitanti delle latitudini inferiori, a quell’epoca, lo associarono alla religione, considerando l’evento come presagio di sventure. “Tutta quella parte del cielo sembrava bruciare in fiamme ardenti; sembrava che il cielo stesse bruciando“, scrisse Pero Ruiz Soares, un testimone oculare a Lisbona e autore di una cronaca portoghese del XVI secolo. “Nessuno ricordava di aver visto qualcosa del genere…! A mezzanotte, grandi raggi di fuoco sorsero sopra il castello ed erano spaventosi. Il giorno seguente, accadde la stessa cosa alla stessa ora, ma non era così grande e terrificante“, si legge nella cronaca.

L’EVENTO CARRINGTON, IL PIU’ NOTO…

– Non si può non citarlo. Nel 1859 l’astronomo inglese Richard Carrington riuscì a trovare una correlazione tra tempeste solari e aurore polari. Carrington era un astronomo ricco; suo padre possedeva la birreria reale in una città vicina e aveva invitato il figlio a partecipare ad un seminario. Egli, tuttavia, era più interessato alla matematica e all’astronomia e dopo aver completato gli studi al Trinity College, andò a lavorare presso l’osservatorio dell’Università di Durham. Vi trascorse tre anni della sua vita, ma si sentiva frustrato a causa dell’incapacità dell’università ad acquistare nuovi strumenti per l’osservatorio. Nel 1852, decise quindi di dimettersi e di sfruttare la ricchezza della sua famiglia per costruire un moderno osservatorio nella sua proprietà a Redhill, non lontano da Londra. Con l’aiuto di un assistente riuscì a completarlo nel 1854, cominciando a lavorare sulla catalogazione delle stelle circumpolari, un progetto che gli valse una medaglia d’oro dalla Royal Astronomical Society nel 1859.

Lo spettacolo delle aurore polari

Il 1 Settembre la Terra fu vittima della più intensa tempesta solare di cui si abbiano dettagli. Fu denominata “Evento di Carrington“, perché fu proprio lo scienziato in questione ad osservare per primo il flare che avrebbe interessato la magnetosfera. I cieli di gran parte del mondo, persino su Cuba, Bahamas e Hawaii videro le splendide aurore polari, anche se si verificarono molteplici disagi alle stazioni telegrafiche. Carrington prese quanti più dati possibili, arrivando a realizzare anche dei diagrammi sulle sue osservazioni. In quel periodo il Sole fece registrare una intensa attività, tanto che Richard osservò una vera e propria esplosione di due macchie solari, divulgando tutto in un articolo della Royal Astronomical Society. L’astronomo, agitato dalla scoperta, cercò qualcuno che potesse condividere quell’immagine, ma al suo ritorno, dopo meno di 60 secondi, notò che quello spettacolo si era già notevolmente indebolito.

GRANDE SPETTACOLO NEI CIELI DI TUTTO IL MONDO

Dopo 18 ore dalla prima osservazione sulla Terra si verificò una grande tempesta geomagnetica; gli aghi delle bussole oscillavano in modo irregolare e i cieli sino a bassissime latitudini si colorarono di aurore scintillanti. Gli operatori telegrafici furono i primi ad accorgersene, tanto che alcuni ricevettero scariche elettriche dalle proprie apparecchiature. In alcuni casi si incendiarono le carte dei telegrafi, rischiando vari incendi. 

Il quotidiano Picayune di New Orleans riferì che le folle si raccolsero agli angoli delle strade per osservare le aurore. Alcuni temevano che fosse un avvertimento di un disastro imminente, di un’epidemia, o addirittura della fine del mondo. Nella città di Boston invece si pensava che ci fosse un terribile incendio da qualche parte, ma non si riusciva a capirne la provenienza. Poche decine di minuti dopo il colore delle aurore variò verso il verde, e allora si capì che si trattava di un fenomeno legato al cielo.

Boston quindi cominciò ad ammirare quello spettacolo senza grossi timori, aiutato da cieli quasi privi di inquinamento luminoso. Dal 1859 gli astronomi hanno cominciato ad osservare migliaia di brillamenti solari. La meteorologia spaziale era agli albori.

LA TEMPESTA DEL 1770

Nei libri di storia l’Evento Carrington è descritta come la tempesta geomagnetica più grande, ma con il progredire della conoscenza tante informazioni hanno l’obbligo di essere aggiornate. Molti studi precedenti sulle super-tempeste solari, infatti, si basavano fortemente sui dati dell’emisfero occidentale, omettendo i dati di quello orientale. Ciò ha distorto le percezioni dell’evento, sottolineando la sua importanza e facendo in modo che le altre tempeste fossero trascurate.
Ne è un esempio la grande tempesta del 1770, quando i cieli di Giappone e Cina si tinsero di rosso. Un fenomeno ben osservato dal capitano Cook nei pressi dell’Isola di Timor, nell’Indonesia meridionale.
Di quell’evento recenti studi hanno ritrovato disegni della macchia solare da cui scaturì il brillamento, grande il doppio del gruppo di macchie solari che vide Carrington. Inoltre, grazie ad ulteriori documenti ritrovati nella Repubblica popolare cinese, si evincono le aurore alle latitudini più basse di sempre e distribuite su un periodo di ben nove giorni. “Quella tempesta fu paragonabile all’evento Carrington, almeno in termini di visibilità delle aurore“, si legge in una lettera dell’Astrophysical Journal. Inoltre, “la durata dell’attività della tempesta è stata molto più lunga del solito“.

LA PRESA DELLA BASTIGLIA

Il 14 Luglio 1789, nell’evento della Presa della Bastiglia, si verificò una grande eruzione solare di classe X5, tra le più intense in assoluto. L’evento causò dei corto circuiti, e causò inoltre vari black-out radio. Rimane uno degli eventi più intensi della storia moderna, ed il flare più intenso sino al 1989.

ALTRE TEMPESTE GEOMAGNETICHE

I ricercatori hanno approfondito anche la storia di altre tempeste, esaminando i diari giapponesi, i documenti del governo cinese e coreano, gli archivi dell’Osservatorio centrale russo e i giornali di bordo delle navi, il tutto contribuendo a formare un quadro più completo degli eventi. Essi hanno scoperto che nel febbraio 1872 e nel maggio 1921, si verificarono delle tempeste solari paragonabili all’evento Carrington, con aurore diffuse. Altre due tempeste meglio conosciute, ma di minore intensità, interessarono la Terra il 13 Marzo 1989, quando si verificò un diffuso blackout in Quebec, e il 25 Settembre 1909, questa volta con dettagli poco conosciuti.

28 OTTOBRE 2003

Il 28 Ottobre 2003, il Sole scatenò ben nove brillamenti in un periodo di due settimane, causando una tempesta geomagnetica fortissima. I sensori delle sonde appositamente costruiti per rilevare questi fenomeni raggiunsero valori da fondo scala, anche se da un’analisi successiva la NASA stabilì che il picco massimo raggiunto fu pari alla classe X45. Questa tempesta solare interruppe le comunicazioni con i satelliti in orbita e danneggiò i segnali GPS per circa 10 minuti. L’espulsione di massa coronale fu così potente che in realtà risultò danneggiato uno strumento per rilevare i raggi X solari sul satellite GOES 13.

LUGLIO 2012

– A Luglio 2012, la NASA osservò attraverso i telescopi spaziali una tempesta molto intensa che sfiorò la Terra. “Se quella espulsione di massa coronale generata da un flare di classe X avesse colpito la Terra, staremmo ancora raccogliendo le conseguenze“, annunciò Daniel Baker dell’Università del Colorado in un seminario sulla meteorologia spaziale NOAA due anni dopo. Potrebbe essere stato più forte dello stesso evento Carrington.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it