Published On: Mar, Ott 14th, 2025

25 anni dall’alluvione del 2000, come siamo cambiati

Il 15 ottobre di 25 anni fa, Cogne e gran parte della Valle d’Aosta e del Piemonte furono investiti da una pesante alluvione, una delle peggiori dei tempi moderni. I danni sono stati enormi e purtroppo ci sono state diverse vittime. Quell’evento ha cambiato la vita di molti e ha lasciato un segno indelebile in chi l’ha vissuto.

Sono trascorsi ormai tanti anni e molti che leggeranno non erano neppure nati. Rispetto a 25 anni fa, oggi siamo tempestati di notizie e ormai siamo abituati a conoscere eventi che accadono in tutto il mondo, ma a dimenticarli in poco tempo. Nel 2000 il boom dei media era solo agli albori e nessuno avrebbe immaginato quella che è l’informazione oggi. Il contesto di allora era molto diverso, sia dal punto di vista sociale, sia dell’evento stesso.

Il millennium bug era passato indenne (per i più giovani fu il temuto passaggio dei sistemi informati dal 1999 al 2000) e si viveva in un periodo piuttosto florido se comparato ad oggi. Internet si era diffuso da pochi anni, ma iniziava ad essere uno strumento di massa. I telefoni cellulari iniziavano ad essere diffusi, ma altro che fotografie e lunghi messaggi scritti o audio: era l’inizio degli SMS. Il sistema di messaggistica non era certo regalato, ma era il primo modo di comunicare rapidamente senza fare una chiamata.

L’estate 2000 era stata quella della finale persa dall’Italia contro la Francia per un golden goal di Trezeguet, ma era anche l’estate di Vamos a bailar di Paola e Chiara o della musica dance degli Eiffel 65. Il concetto di “11 settembre” era ancora da venire e il sottoscritto concludeva la maturità e si preparava per l’Università. La piazza di Cogne era appena stata rifatta ed è quella che vediamo oggi. Erano anni in cui c’era un grande ottimismo, rispetto ad oggi; la situazione internazionale era relativamente tranquilla.

Torniamo però a quell’ottobre 2000. La perturbazione atlantica “Josephine”, che si trascinò per tre giorni, lasciò a terra circa 400 mm di acqua nella zona di Cogne. Mediamente, in un anno, ne cadono 700 di mm. Un dato enorme, che, complice un elevato zero termico, provocò danni ingentissimi in tutta la valle. Autostrada e SS.26 chiuse e gravemente danneggiate, ferrovia idem, tunnel del Monte Bianco chiuso a seguito del tragico incendio del 1999. La Valle d’Aosta si trovò totalmente isolata. Non se la passava bene il nord del Piemonte dove anche lì i danni furono ingenti. Fra le due regioni si piansero 24 vittime. A Cogne la strada per Aosta era totalmente danneggiata, così come tante abitazioni erano state colpite da fango e acque e ci fu anche il crollo di un condominio non lontano dal centro.

Nonostante la località ai piedi del Gran Paradiso fosse una delle località più colpite, fortunatamente non si registrarono vittime. Ci fu, come sempre, l’intera comunità pronta a rimboccarsi le maniche, ma non mancò il grande affetto di tutta Italia con una grande gara di solidarietà e con diverse squadre, inviate da Veneto e Trentino, per dare un aiuto concreto.

Sembrava tutto perso, ma l’8 dicembre, con tantissime cicatrici, venivano nuovamente accolti i primi turisti. Seguì un periodo di grandi lavori e grandi investimenti per la tutela del territorio sia a Cogne che nel resto della Valle d’Aosta. Cambiò drasticamente la cultura del rischio e il lavoro fatto negli anni successivi, di messa in sicurezza, è un patrimonio che ci si ritrova ora.

Personalmente ricordo che in quelle ore in cui la pioggia non smetteva mai di cadere, c’era apprensione e tutti eravamo impietriti nel vedere i corsi d’acqua inghiottire sempre più cose. I miei coetanei ricorderanno il mitico pattinaggio con la sua sala giochi che fu cancellato per sempre insieme ai tanti ricordi che si portava dietro. Per me quell’alluvione mi cambiò la vita perché fu così che decisi di scegliere l’indirizzo di Ingegneria della Protezione del Territorio e Difesa del Suolo. Quell’evento alluvionale isolò Cogne che era una delle località più popolari per la “nightlife” valdostana e fu l’inizio della fine di quel periodo d’oro in cui le persone prenotavano in settimana per poter venire a ballare a Cogne.

(Frana di Champlong, ottobre 2000)

Sembrano ere geologiche fa se guardiamo la situazione oggi. L’evento sembrava però ormai dimenticato se non ricordato in qualche racconto o visto in qualche cicatrice residua come la frana di Champlong, ma ci ha pensato l’evento del 29 giugno 2024 a ricordare a tutti i cogneins che i rischi naturali sono ben presenti nel DNA delle nostre montagne. Parliamo di un evento che, dal punto di vista meteorologico, è stato totalmente diverso da quello del 2000, ma certo gli ingenti investimenti di quegli anni sono stati preziosi per limitare i danni lo scorso anno.

L’alluvione del 2024 è stato un evento estremo molto puntuale e figlio dei cambiamenti climatici. Lo scorso anno si è trattato di un nubifragio che ha rilasciato quantitativi di acqua importanti, ma la grande differenza rispetto al 2000 sta nelle intensità di pioggia dove si sono toccati valori estremi e raddoppiati rispetto ai record precedenti.

Quindi le differenze fra i due eventi sono importanti, dal punto di vista meteo, dove nel 2000 è stato un ciclone a portare piogge per tre giorni, lo scorso anno invece sono state poche ore di pioggia molto intensa, stile tropicale, che hanno rilasciato localmente grandi quantità di acqua in particolare nella Valnontey. I danni nel 2024 sono stati molti alle infrastrutture e quasi nulli alle civili abitazioni, mentre nel 2000, in assenza di tanti sistemi di protezione, i danni alle abitazioni sono stati molto forti a Epinel, Gimillan e nella zona di Laydetre a Cogne. L’altra grande differenza è quella sociale: il mondo, come dicevamo, è totalmente cambiato, ci sono stati: l’11 settembre, la pandemia, forti tensioni internazionali ecc. e così è anche drasticamente cambiato il modo di comunicare. Nel 2000 per molte ore fu solo la radio l’unico mezzo di comunicazione dove arrivavano notizie frammentarie, nel 2024 i video delle auto trasportate dal torrente Valnontey erano già sui social ad evento in corso. La grande differenza è che però questa invasione di notizie, video ecc. fa dimenticare in fretta le cose. Ciò che è accaduto solo un annetto fa, sembra per molti ormai una cosa dimenticata. Fortunatamente lo spirito della comunità e di tanti ragazzi, in cui mi sono rivisto io nel 2000, hanno spinto Cogne a rialzarsi.

E così, mentre il ricordo dell’alluvione del 2000 rischia di sbiadire nella velocità frenetica dell’informazione odierna, non dobbiamo mai dimenticare che viviamo in un luogo di straordinaria bellezza, ma intrinsecamente esposto ai rischi della natura; è fondamentale, oggi più che mai, saperci soffermare per onorare la memoria del passato e proteggere con consapevolezza il nostro prezioso futuro.

Cosa scrivevo 5 anni fa dello stesso evento qui su GeoMagazine.it

(Pattinaggio di Cogne durante esondazione del torrente Urtier, 15 ottobre 2000)

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45