Published On: Lun, Lug 20th, 2020

L’antica Medma, anello di congiunzione fra Jonio e Tirreno

Il periodo delle colonie greche al Sud Italia è stato probabilmente uno dei periodi più rosei del mezzogiorno. Le città magnogreche erano le più evolute del mondo allora conosciuto. La tracce storiche ricordano che le città sorte nelle vicinanza delle attuali Locri, Sibari, Crotone e Reggio, in Calabria, furono fra quelle più importanti e sviluppate. Queste città crebbero e si evolvettero velocemente tanto da iniziare ad espandere le proprie influenze sui territori limitrofi. La linea del tempo segnava 600 anni circa prima della nascita di Cristo e l’estremo lembo della Penisola iniziava così a stare stretto a tutte queste poleis.

La città di Locri Epizefiri, sulla costa jonica, era nota in tutto il mondo greco per il suo sviluppo e aveva bisogno di aumentare il controllo del territorio circostante per contrastare l’espansione a nord di Crotone e a sud di Reggio. La città locrese era naturalmente stretta in un istmo compreso fra il mar Jonio a est e la catena montana dell’Aspromonte a ovest.

Così i locresi iniziarono a guardare ad ovest, oltre le montagne dal lato tirrenico. Il versante opposto a quello jonico si raggiungeva in meno di una giornata di cammino in circa 50 i km.

Probabile antico percorso per raggiungere Medma da Locri (Elab. G.Cutano su Open Street Map)

Cosi, transitando lungo il torrente Torbido e risalendo un colle, nei pressi dell’attuale Mammola, si raggiungeva l’altopiano aspromontano per poi discendere verso il vallone del torrente Sciarapotamo (a chiaro toponimo greco) sul lato tirrenico. Quel sentiero, che per secoli fu la principale via di collegamento fra i due versanti è ancora visibile e percorribile oggi ed è conosciuto come il sentiero dei greci.

Giunti sull’altro versante, a pochi km dal mare, fu scelto un piccolo promontorio a sufficiente distanza di sicurezza dal mare, vicino ad un corso d’acqua. Fu così fondata Medma, che divenne la città avamposto sul Tirreno dei locresi. Il corso d’acqua, chiamato oggi Mesima, un nome molto assonante con quella della città magnogreca, poteva essere navigabile e probabilmente era un accesso più veloce al mare. Attualmente la localizzazione dell’antica città si trova nei quartieri più alti dell’attuale Rosarno a circa 67 m.s.l.m. al Pian delle Vigne.

Insieme a Medma, un pò più a nord verrà anche fondata Hipponion, l’attuale Vibo Valentia per garantire anche un controllo sull’area del Monte Poro e accerchiare in qualche modo un’altra piccola città rivale e sotto controllo crotonese come Kaulon (oggi Monasterace Marina).

Piccola fontana medmea (Museo Archeologico di Rosarno)

Diversi autori ci parlano di Medma e seppur sia confermata da tutti la fondazione da parte di Locri, permangono comunque diverse teorie sulla sua evoluzione e decadenza. La storia risulta molto controversa, pare ci sia stata durante la sua storia una ribellione delle due sub-colonie locresi contro la città fondatrice, forse per richiedere una maggiore indipendenza. Si narra poi della occupazione della città da parte Siracusa e di una deportazione dei suoi cittadini. Sono noti anche legami di Medma con la Grecia e con Atene, anche se non ben chiari in termini di strategia sullo scacchiere ellenico.

Di Medma si ricorda anche la preziosissima iscrizione trovata su uno scudo ad Olimpia, un probabile ex voto, dove si ricorda la vittoria della città tirrenica che fu coinvolta nella Battaglia della Sagra combattuta al fianco di Locri contro Crotone (intorno al 550 a.C). Inoltre da segnalare il personaggio più noto, tal Filippo di Medma, allievo di Socrate e Platone che scrisse dei trattati di filosofia e scienza.

Dal punto di vista archeologico alcuni primi scavi furono effettuati a fine ‘800 con trafugamento di alcuni oggetti, ma colui che contribuì maggiormente alla scoperta di Medma fu l’archeologo trentino Paolo Orsi. Con le campagne di scavo di inizio ‘900 fu confermata innanzitutto la posizione della città, sulla quale c’erano dubbi, ma furono rinvenuti anche numerosi oggetti e parti urbanistiche della città.

Oggetti in bronzo rinvenuti nell’area sacra (Museo Archeologico di Rosarno)

In particolare si è scoperta la necropoli e alcune aree sacre dove sono state trovate numerosissime opere votive in terracotta e bronzo, oltre che alcune identificazioni di elementi urbani. Gli scavi e gli studi sono proseguiti per tutto il ‘900 e gli ultimi risalgono al 2006. Su questa importante colonia c’è però ancora molto da scoprire e come viene indicato da una recente pubblicazione dell’Università di Trieste, che fa il punto della situazione, si parla ancora di un quadro frammentario e incompleto. Dunque c’è ancora molto da scrivere su questa città magnogreca.

Oggi è possibile visitare il Museo Archeologico di Rosarno, aperto recentemente e con visita gratuita, dove è possibile ammirare le tante opere votive ritrovate nelle aree sacre o gli oggetti rinvenuti nella necropoli medmea; oggetti che sono da considerare dal valore inestimabile e di rara bellezza con oltre 2.500 anni di storia.

Fonti consultate: Locri Antica; Museo Archeologico di Rosarno; Treccani; La topografia di Medma: un repertorio aggiornato di studi e ricerche- 2018 – A. Francesconi

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- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45