Published On: Sab, Ago 22nd, 2020

I pianeti interstellari potrebbero superare il numero di stelle della Via Lattea

Nel cosmo ci sono pianeti che fluttuano nello spazio senza orbitare intorno ad alcuna stella: vengono chiamati pianeti interstellari.

Aleggiano ancora in un velo di mistero, ma esiste una possibilità che in precedenza fossero legati ad una stella ospite. Potrebbero formarsi nei dischi gassosi attorno a giovani stelle, in modo simile ai pianeti “tradizionali”, dopodiché, potrebbero essere espulsi attraverso interazioni con altri corpi del loro sistema solare; oppure potrebbero formarsi quando polvere e gas turbinano insieme, in modo simile al modo in cui si formano le stelle.

Ora, secondo un nuovo studio pubblicato su Astronomical Journal, il prossimo telescopio spaziale potrebbe scoprirne tanti nel raggio di 24.000 anni luce, a tal punto da risultare più numerosi di tutte le stelle della Via Lattea.

I pianeti interstellari hanno rappresentato da sempre soggetti di difficile individuazione. La loro distanza e l’assenza di un riferimento come una stella, non favorisce la scoperta. La prossima missione, pertanto, cercherà di sfruttare la tecnica del microlensing gravitazionale, basata sulla gravità delle stelle e dei pianeti che ha il potere di distorcere e ingrandire la luce delle stelle sulla stessa linea di vista.

Un effetto collegato alla teoria della relatività generale di Albert Einstein, che consente a un telescopio di trovare pianeti a migliaia di anni luce dalla Terra, molto più lontani rispetto ad altre tecniche di rilevamento dei pianeti.

Ma poiché il microlensing funziona solo quando la gravità di un pianeta o di una stella si piega e ingrandisce la luce di un’altra stella, l’effetto di un determinato pianeta o stella è visibile solo per un breve periodo una volta ogni pochi milioni di anni. E poiché i pianeti interstellari sono situati nello spazio da soli, il telescopio deve essere altamente sensibile per rilevare quell’ingrandimento.

Lo studio pubblicato oggi, stima che questa missione sarà in grado di identificare pianeti con la massa di Marte o maggiore. Il pianeta rosso è il secondo più piccolo del nostro sistema solare ed è solo poco più grande della metà della Terra.

In definitiva è improbabile che essi ospitino la vita come noi la intendiamo, perché sono estremamente freddi. Ma studiarli farà luce sulla loro formazione.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it