Published On: Mar, Nov 17th, 2020

Lo stramonio, erba del diavolo, erba delle streghe

Lo stramonio D. stramonium L. è una pianta appartenente alla famiglia della Solanaceae, la pianta deriverebbe dall’America centrale, ma secondo altre fonti potrebbe essere originaria dell’Asia occidentale. Questa specie viene anche utilizzata per scopi ornamentali, ma è subito doveroso ricordare come si tratti di una specie tossica che può anche essere letale.

Questa essenza vegetale si è poi diffusa e/o naturalizzata in tutte le regioni temperato-calde del globo, è infatti ritenuta specie cosmopolita. Può essere ritrovata in campi incolti, in zone ricche di azoto – è pianta nitrofila – e in ambienti ruderali. Ha una distribuzione altitudinale che va dal piano planiziale sino a quello sub-montano.  È diffusa in tutte le regioni d’Italia.

Il nome del genere deriva dalla parola araba “Tathora”, mentre quello specifico deriverebbe dal termine greco “strychnon” = “solanacea” e “manicos” = “eccitato”, “furente”, per le qualità tossiche della pianta.

È una pianta annuale erbacea che può arrivare ad un’altezza di c.ca 120cm (30÷120 cm), caratterizzata da una notevole variabilità: il fusto può essere semplice o ramificato (con rami biforcati), glabro o pubescente; i fiori – lunghi fino a 10 cm – sono bianchi con aspetto caliciforme e sono costituiti da 5 petali;  il calice, pentagono, è rigonfio in basso; le foglie, picciolate, possiedono forma ovata e dentata, sono grandi (fino a 20 cm) e sono di colore verde scuro sulla pagina superiore, verde chiaro in quella inferiore; la radice è a fittone.  I frutti sono delle capsule ovato-aculeate suddivise in 4 valve, i semi hanno forma reniforme e sono di colore nerastro. La fioritura avviene da maggio a ottobre, mentre la fruttificazione va da agosto a ottobre.

I principi tossici si trovano in tutte le parti della pianta, ma soprattutto a livello dei semi, i quali sono contenuti nei frutti a capsula deiscente. I principi attivi sono rappresentati da diversi alcaloidi, tra cui la scopolamina, atropina, L-giusquiamina, ioscina e iosciamina.

La pianta veniva sconsideratamente utilizzata nel passato per produrre pozioni, unguenti e fumi inebrianti che venivano utilizzati per produrre allucinazioni e/o visioni durante feste sabbatiche, da qui il nome “erba delle streghe” o “erba del diavolo”. Lo stramonio veniva anche utilizzato da diversi popoli americani come gli Aztechi e alcune tribù degli indiani d’America sia per scopi medicamentosi sia per celebrare riti magici/religiosi.

Come precedentemente riportato, ogni parte della pianta è altamente tossica, in special modo i semi, e può provocare diversi sintomi come: rossore al volto el collo, secchezza delle fauci, allucinazioni, delirio, convulsioni, coma, depressione cardiorespiratoria, ecc.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

Bibliografia

  • Baroni, E. (1969). Guida botanica d’Italia. L. Cappelli.
  • Bulgarelli, G., & Flamigni, S. (2010). Le piante tossiche e velenose. Hoepli editore.
  • Pignatti, S. (1982). Flora d’Italia, Edagricole.
  • Simonetti, G., M. Watschinger and A. Zampedri (1997). Erbe di campi e prati. Orsa Maggiore.
  • Spohn, M., & Golte-Bechtle, M. (2011). Che fiore è questo?. Ricca editore.

Sitografia

  • Stramonio, Forum ActaPlantarum

https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=10207 – visualizzato in data 17/11/2020

  • Stramonio, Gruppo micologico Ancona

http://www.gruppomicologicoancona.it/it/botanica/ritrovamenti-schede/schede-descrittive/1711-datura-stramonium-l.html – visualizzato in data 17/11/2020

Immagini

  • Immagine in evidenza – Manuél Marra & Geomagazine.it ©

About the Author

- Laureato in Scienze Naturali con indirizzo in conservazione delle natura e delle sue risorse presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, attualmente lavora per Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) come operatore didattico Oasi Lipu Gravina di Laterza. Ha ottenuto sempre presso l'Ateneo barese il titolo di dottore di ricerca in Scienze Ambientali ed è Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE. Contatti: manuel.marra@geomagazine.it