Published On: Sab, Set 16th, 2023

Chiusura Trafori Alpini, aumento dell’inquinamento e problemi da risolvere

In questa estate 2023 i tunnel alpini hanno avuto diversi problemi e sono balzati alle cronache nazionali e internazionali. Parliamo di Frejus, Monte Bianco e San Gottardo.  Ovviamente quando le cose vanno bene non si comprende bene l’importanza di questi attraversamenti delle Alpi che permettono di esportare le nostre merci e ci permettono di acquistare prodotti provenienti dal altri paesi, spesso semplicemente con un click su Amazon. 

In particolare, a fine agosto, una frana sul versante francese nei pressi del tunnel del Frejus ha riversato il traffico dei Tir sul Monte Bianco creando lungo code e mettendo a disagio l’intero nord-ovest e in particolare la Valle d’Aosta. Talaltro, per scongiurare il totale collasso, vista la prevista chiusura del tunnel del Monte Bianco per lavori, lavori che dureranno ben 19 anni, è stata rinviata la chiusura autunnale che sarebbe dovuta avvenire da quest’anno,  ogni anno, per i prossimi 4 lustri. Problemi anche nel tunnel del San Gottardo in Svizzera hanno creato ricadute anche qui in Italia.

Incremento Biossido di Azoto presso il tunnel del Monte Bianco (Credit ARPA VdA)

Quindi quando il traffico si concentra su uno di questi tunnel vi è un conseguente aumento dei mezzi che quest’anno è coinciso con agosto, il mese più trafficato dell’anno. Il traforo del Monte Bianco, che ha solo una canna, non è in grado di smaltire rapidamente i mezzi pesanti e si formano quindi lunghe code. Code che equivalgono inevitabilmente all’aumento dell’inquinamento come dimostra uno studio di Arpa Valle d’Aosta realizzato proprio in questi giorni. Seppur non si siano superati i valori di legge in particolare l’aumento degli inquinanti è evidente nel biossido di azoto. Occorre ricordare però due cose importanti. La prima che non esistono solo i gas serra che generano riscaldamento climatico, ma anche gli altri inquinanti ugualmente dannosi per la salute umana e l’ambiente. Seconda cosa l’ambiente alpino è particolarmente delicato e oramai è uno degli ultimi luoghi d’Europa dove ancora si conservano i ghiacciai. Il particolato di inquinante che si posa sui ghiacciai li scurisce e questo non fa che trattenere il calore dei raggi solari che ne aumenta inesorabilmente lo scioglimento.

Dunque quali sono le soluzioni? In particolare per il Monte Bianco è stato più volte proposto il raddoppio del traforo, di certo aumenterebbe la fluidità del traffico almeno lato italiano dove di fatto l’autostrada arriva quasi al tunnel. Sul lato francese invece la situazione è più complessa perché bisogna scendere al fondovalle della Valle de l’Arve a valle di Chamonix per trovare l’autostrada. Dunque non di certo di facile realizzazione. Inoltre la situazione è abbastanza paradossale. I francesi sono contrari al raddoppio del tunnel del Monte Bianco anche perché la Valle dell’Arve è una zona in cui ristagnano molti inquinanti e la causa principale è proprio il traffico di mezzi pesanti che attraversano il traforo. Ne parlano diversi articoli d’Oltralpe. Se ci spostiamo invece in valle di Susa, in Piemonte, qui troviamo, come noto,  molta contrarietà all’alta velocità ferroviaria lato italiano, poche o nulle le proteste sul lato francese.

Possiamo però dire che il traffico di mezzi pesanti in Italia è davvero molto elevato (trend in aumento e terzo paese in Europa per traffico su gomma) e di conseguenza ciò impatta anche nei valichi alpini. Svizzera e Austria hanno posto limiti ai mezzi pesanti e questo sposta i flussi verso Monte Bianco, Frejus e Ventimiglia. I paesi alpini di confine provano giustamente a tutelarsi da merci che sono solo in transito e non lasciano che il costo dei pedaggi e un po’ di inquinanti. Qui in Italia c’è chi protesta perché viene un po’ meno la libera circolazione delle merci. Chi ha ragione?

Tale problema ci porta a riflettere su quale sia il miglior modo per far spostare le merci in Europa in un mondo in cui l’e-commerce è diventato uno dei principali veicoli dell’incremento del traffico merci. Comodamente seduti dalla poltrona pensiamo bene a cosa ci sia dietro quel tasto acquista e che giro devono fare le merci per arrivare a casa nostra. Uno spostamento del traffico su rotaia permetterebbe di ridurre l’inquinamento e soprattutto il traffico. Inoltre uno spostamento su nave, auspicando presto navi ad emissioni zero alimentate magari ad idrogeno, potrebbero essere un buon viatico per ridurre i problemi di cui sopra. C’è un però e quello che i tempi di applicazione di questo modello sono biblici e i problemi ci sono oggi. 

Nessuno di noi vuole rinunciare alle comodità, ma dobbiamo essere coscienti che il problema ricade comunque sempre su di noi, anche se a volte mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi. In un mondo utopistico immagino treni alimentati con energia elettrica 100% proveniente da fonti rinnovabili e navi di lunga percorrenza ad idrogeno prodotto anch’esso da energia rinnovabile. Impossibile? Se non iniziamo mai, sì!

 

Fonti consultate: Arpa VdA, Ominifurgone

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45