Published On: Mar, Gen 23rd, 2024

Guerra in Ucraina e perdita di dati scientifici nell’Artico russo

L’invasione in Ucraina della Russia nel febbraio 2022 ha causato la perdita di dati scientifici cruciali dalle stazioni di monitoraggio artiche russe, aggravando le lacune informative nel monitoraggio e nella previsione del cambiamento climatico globale. Gli scienziati avvertono che questa mancanza di informazioni potrebbe avere gravi implicazioni, specialmente considerando il rapido riscaldamento dell’Artico, che si verifica da due a quattro volte più velocemente rispetto al resto del pianeta. La situazione ha portato a una significativa perdita di dati su processi come lo scioglimento del permafrost, la biodiversità e le emissioni di gas serra.

LA RICERCA

La ricerca, guidata da Efren Lopez-Blanco dell’Università di Aarhus, mette in evidenza l’impatto diretto sull’intera comprensione scientifica dei cambiamenti in atto nell’Artico. La Russia, che rappresenta quasi la metà della massa continentale dell’Artico, ha creato un enorme divario di informazioni, compromettendo ulteriormente la capacità di monitorare questa vasta e diversificata regione.

La ricerca si è concentrata su circa 60 stazioni di ricerca appartenenti alla rete territoriale INTERACT, rivelando già lacune nella distribuzione delle stazioni prima del conflitto. Senza la partecipazione della Russia, questa distorsione si è intensificata, con la perdita di aree cruciali come la vasta foresta della taiga siberiana. Le sfide logistiche legate al monitoraggio di un territorio così vasto e spesso inospitale sono state evidenziate, insieme a problemi relativi alla condivisione volontaria dei dati. Progetti sono stati ritardati o cancellati, e il forum regionale del Consiglio Artico è ora diviso tra l’Occidente e la Russia, ostacolando ulteriormente la cooperazione.

LA SOLUZIONE

Gli scienziati suggeriscono che una soluzione potrebbe essere trattare i principali parametri climatici allo stesso modo dei dati meteorologici, istituendo un sistema delle Nazioni Unite per garantire un monitoraggio continuo. Alcuni scienziati sottolineano che, sebbene i dati siano raccolti, la mancanza di condivisione potrebbe portare a lacune nella comprensione globale del cambiamento climatico. Il lavoro è stato pubblicato su Nature Climate Change.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it