Published On: Dom, Feb 11th, 2024

Global Warming, la Terra avrebbe superato il limite di 1.5°C!

Negli ultimi anni il dibattito sul cambiamento climatico è stato alimentato dalle preoccupazioni crescenti degli scienziati. L’accordo di Parigi del 2015 ha sancito l’impegno dei governi a non superare il limite di 1.5°C della temperatura media globale rispetto all’era preindustriale; limite oltre il quale si andrebbe incontro a molteplici problemi. Tuttavia, uno studio pionieristico condotto da Malcolm McCulloch, geo-chimico dei coralli presso l’Università dell’Australia Occidentale, ha sollevato ulteriori allarmi sulla gravità della situazione.

LO STUDIO

Il rapporto, pubblicato su Nature Climate Change, mette in discussione le attuali prospettive sul riscaldamento globale, basandosi su un’analisi innovativa ottenuta dagli scheletri delle spugne marine (Ceratoporella nicholsoni) nei Caraibi orientali. Questi organismi marini longevi, simili ai coralli, hanno fornito agli scienziati una finestra senza precedenti sulla storia climatica degli oceani. 

I risultati indicano che il riscaldamento globale ha superato i limiti critici stabiliti dagli accordi internazionali, con temperature già oltre 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale. Il cambiamento climatico globale, pertanto, sarebbe progredito molto più di quanto si pensasse in precedenza. La Terra potrebbe infatti aver già raggiunto un riscaldamento di almeno 1,7°C. Un’allerta che mette in discussione la nostra capacità di mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2°C entro la fine del decennio.

TRECENTO ANNI DI DATI A GRANDE RISOLUZIONE

Fino ad oggi, le stime del riscaldamento si sono basate principalmente sui dati relativi alla temperatura della superficie del mare, che però risalgono solo a circa 180 anni fa e sono frammentari. Documenti sistematici sono disponibili solo a partire dal 1850 con una copertura limitata. A causa di questa mancanza di dati, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha definito il periodo preindustriale dal 1850 al 1900, ma gli esseri umani hanno immesso notevoli quantità di anidride carbonica nell’atmosfera almeno dagli inizi del 1800. Quindi il periodo di riferimento da cui viene misurato il riscaldamento dovrebbe idealmente essere definito a partire dalla metà del 1700 o prima.

I ricercatori hanno studiato 300 anni conservati negli scheletri di spugne marine longeve dei Caraibi orientali. In particolare, hanno esaminato i cambiamenti nella quantità di sostanze chimiche note come “stronzio” e “calcio” nei loro scheletri, che riflette le variazioni della temperatura dell’acqua nel corso della vita dell’organismo. Il rapporto tra questi due elementi, che varia durante i periodi più caldi e più freddi, hanno fornito un diario dettagliato delle temperature del mare, con una risoluzione di soli 0,1°C

I RISULTATI

La metodologia innovativa, nota come “termometria a sclerospugna“, ha permesso agli scienziati di ricostruire con precisione le variazioni della temperatura oceanica nei secoli passati. Questo approccio ha rivelato un aumento significativo delle temperature oceaniche a partire dalla metà del XVIII secolo, sfidando le convenzioni del periodo preindustriale convenzionalmente adottate. Le registrazioni delle spugne hanno mostrato temperature quasi costanti dal 1700 al 1790 e dal 1840 al 1860 (con un intervallo nel mezzo dovuto al raffreddamento derivante da eruzioni vulcaniche). L’aumento della temperatura dell’oceano cominciò a partire dalla metà degli anni ’60 dell’Ottocento e divenne evidente inequivocabilmente verso la metà degli anni Settanta dell’Ottocento. 

Lo studio ha prodotto anche un’altra scoperta allarmante. Dalla fine del XX secolo, le temperature dell’aria e della terraferma sono aumentate a un ritmo quasi doppio rispetto a quello degli oceani superficiali e sono ora più di 2°C superiori ai livelli preindustriali. Ciò è coerente con il declino ben documentato del permafrost artico e con l’aumento della frequenza di onde di calore, incendi boschivi e siccità in tutto il mondo.

IMPLICAZIONI SCONCERTANTI

Le implicazioni di questa scoperta sono sconcertanti. Mostrano che il riscaldamento degli oceani causato dall’uomo è iniziato almeno diversi decenni prima di quanto precedentemente ipotizzato dall’IPCC. L’aumento delle temperature oceaniche, accelerato dall’attività umana, ha superato le stime precedenti, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per il clima globale.

Il ritmo accelerato del riscaldamento terrestre e atmosferico, riscontrato dagli ultimi decenni, presenta sfide urgenti e richiede azioni immediate. Le sfide sono immense, ma il tempo per agire è molto breve.

Questo studio pone una domanda cruciale: siamo pronti ad affrontare la realtà del cambiamento climatico e ad adottare misure decisive per proteggere il nostro futuro?

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it