Published On: Lun, Mag 1st, 2023

Ondate di calore “statisticamente impossibili”. Quali regioni più a rischio?

Gli appassionati di meteorologia ricorderanno la terribile estate 2003 che, con un’ondata di caldo intensa e persistente, afflisse molte aree dell’Europa. Secondo le stime, poco meno di 40.000 persone (ma c’è chi sostiene sino a 70.000) persero la vita a causa della combinazione tra temperatura e umidità.
Sebbene da allora ci siano state ondate di caldo più intense, specie su aree più limitate, nessuna in relazione ha provocato un numero di vittime così elevato, a causa dei piani di gestione implementati sulla scia di quell’anno.

Ed intanto la Terra si sta surriscaldando. Gli scienziati continuano a ripeterlo, anche se troppe volte il messaggio passa ai più inosservato. Ogni anno si assiste al crollo di una miriade di record di temperature massime, talvolta superati di parecchi gradi. Un evento recente che ha destato clamore nella comunità scientifica è quello di Lytton, un comune canadese a poche ore di auto da Vancouver. Lassù, dove generalmente si pensa al freddo e alla neve, la temperatura raggiunse 49.6°C, stracciando il precedente record di 5°C. Un valore abnorme che supera anche quello più elevato di qualsiasi area europea.
Fu il culmine di una poderosa ondata di caldo che colpì il Pacifico nord-occidentale tra Usa e Canada e che secondo i ricercatori, avrebbe dovuto essere impossibile da un punto di vista statistico.

QUALI SONO LE REGIONI GEOGRAFICHE PIU’ A RISCHIO PER IL FUTURO?

Nessuno può prevedere tali eventi in maniera deterministica, ma attraverso una branca della statistica che prende il nome di teoria dei valori estremi, si cerca di rispondere utilizzando gli eventi già accaduti. Tuttavia, l’assenza di combinazione specifica dei meccanismi fisici nel modello mette in discussione questo metodo. Proprio come dimostra l’evento di Lytton.

Caldo record

Osservando i dati storici dal 1959, si è scoperto che il 31% della superficie terrestre ha già sperimentato ondate di calore statisticamente non plausibili (sebbene l’ondata di caldo del Pacifico nord-occidentale sia eccezionale anche tra questi eventi). Si tratta di regioni sparse su tutto il globo senza un chiaro schema spaziale.
Ma una cosa è certa: alcune aree del mondo sono state “fortunate”, finora.
Nello studio, i ricercatori hanno identificato un certo numero di regioni che non hanno sperimentato temperature particolarmente estreme negli ultimi sei decenni. Di conseguenza è più probabile che queste regioni vedano un evento da record nel prossimo futuro.

Tali regioni sono l’Afghanistan, diversi paesi dell’America centrale e la Russia orientale.
Anche l’Europa centrale e diverse province della Cina, compresa l’area intorno a Pechino, sembrano essere vulnerabili se si considera l’estrema entità del record e la dimensione della popolazione, ma in quanto aree più sviluppate è probabile che abbiano già piani per mitigare i gravi impatti. Già di recente tali regioni hanno sperimentato valori di tutto rispetto, talvolta record, e sembrano quindi “prepararsi” per un evento statisticamente “improbabile”.

DUE PUNTI FONDAMENTALI

Nel complesso, il lavoro solleva due punti importanti:

  • il primo è che le ondate di calore statisticamente non plausibili possono verificarsi ovunque sulla Terra, e dobbiamo essere molto cauti nell’usare la documentazione storica isolatamente per stimare la “massima” ondata di calore possibile. I responsabili politici di tutto il mondo dovrebbero prepararsi a ondate di caldo eccezionali che sarebbero ritenute non plausibili sulla base dei dati attuali.
  • Il secondo è che ci sono un certo numero di regioni il cui record storico non è eccezionale, e quindi è più probabile che venga infranto. Queste regioni sono state finora fortunate, ma di conseguenza, è probabile che siano meno preparate per un’ondata di caldo senza precedenti nel prossimo futuro. 

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

 

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it