Published On: Lun, Giu 1st, 2020

Covid-19, perché gli uomini anziani si preoccupano di meno?

Uno degli aspetti che ci più ci ha colpiti durante la pandemia di Covid-19 è la mancata preoccupazione e i comportamenti, spesso irresponsabili, da parte di molte persone anziane. Ciò nonostante il tasso di mortalità molto più elevato all’aumentare dell’età.

In generale, la preoccupazione inizia a diminuire con l’età ed è anche più bassa tra gli uomini rispetto alle donne. Non solo gli adulti più anziani mostrano meno emozioni negative nella loro vita quotidiana, ma mostrano anche meno preoccupazioni e meno sintomi a seguito di catastrofi naturali e attacchi terroristici.
Ciò, secondo Sarah Barber, ricercatrice presso la Georgia State University, è da imputare a strategie di coping migliori, forse acquisite attraverso l’esperienza, e quindi in grado di regolare meglio le loro risposte emotive. “In circostanze normali“, ha detto Barber, “non preoccuparsi molto è una buona cosa. La vita di tutti i giorni è probabilmente più felice se ci preoccupiamo di meno. Tuttavia, per quanto riguarda Covid-19, ci aspettavamo che minori quantità di preoccupazione si traducessero in un minor numero di modifiche al comportamento”. E questo non è un aspetto positivo.

Sapendo ciò, Barber ha condotto uno studio per vedere come questo ha influenzato le risposte alla pandemia globale. Attraverso un campione di 146 giovani adulti compresi tra 18 e 35 anni e 156 anziani tra 65 e 81 anni, tutti residenti negli Stati Uniti e principalmente caucasici con un po’ di istruzione universitaria, è stata valutata la gravità percepita in merito a tanti fattori in un momento di intensi cambiamenti comportamentali.

Ad esempio, è stato chiesto agli intervistati se le persone stessero reagendo in modo eccessivo alla minaccia e se il virus fosse simile per rischio all’influenza. Ma non solo; tra le domande, anche “quanta preoccupazione ci fosse di prenderlo da familiari o conoscenti, quanta paura ci fosse di morire, i pareri sugli ospedali e sul distanziamento sociale, commenti sulla recessione economica, preoccupazioni per un eventuale calo del reddito personale, e così via…! Sono state inoltre chieste delle opinioni in merito al lavaggio costante della mani, in merito all’indossare una maschera, all’evitare luoghi pubblici, all’osservare una quarantena preventiva, al seguire una dieta o in merito all’acquisto di cibo e farmaci extra.

Non sorprende che la maggior parte dei partecipanti fosse preoccupato, ma in misura decrescente salendo con l’età. Tanto che l’individuo meno preoccupato si è mostrato un uomo anziano, per nulla scosso dal Coronavirus.
Inoltre, come previsto, la preoccupazione si è tradotta in un comportamento protettivo: oltre l’80% dei partecipanti ha riferito di lavarsi le mani più frequentemente, prestando maggiore attenzione alla pulizia, non più agitando le mani ed evitando luoghi pubblici. Oltre il 60% dei partecipanti ha inoltre riferito di non socializzare più con gli altri. I partecipanti che erano più preoccupati per Covid-19 avevano anche le maggiori probabilità di aver implementato questi cambiamenti di comportamento.
Cambiamenti comportamentali, tuttavia, a stento adottati dalle persone con un’età anagraficamente più alta (il restante 20%).

Secondo la ricercatrice, gli uomini più anziani, in media, hanno meno possibilità di informarsi rispetto ai più giovani, molto più avvantaggiati dalla tecnologia, e quindi in grado di documentarsi in qualsiasi momento sul Web o in tv. Per tale motivo, se istruiti a dovere, anche i più grandi potrebbero adottare comportamenti protettivi nonostante la mancanza di preoccupazione. E’ compito dei familiari e degli operatori sanitari cercare di ovviare a questo problema.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it